Nell’era dei social, del postideologismo e della crisi valoriale, in cui tutto si misura in like e in numero di follower e si esaurisce nell’arco di ventiquattro ore, può anche accadere (e di fatto accade), che anche un Federico Leonardo Lucia qualunque possa salire in cattedra e divertirsi a dettare l’agenda politica del Paese. Sì, perché le posizioni del Lucia, o se preferite l’arte (anche se in tal caso non è ben chiaro dove la si trovi) Fedez, sembrano essere improvvisamente (e incomprensibilmente) diventate vitali per la sopravvivenza della nostra democrazia.
Che si parli di lavoro, di famiglia, di gender, di vaccini, di immigrazione, di droghe o persino di Patti Lateranensi lui c’è sempre. Poi poco importa che lo stesso, anche in più di un’occasione, abbia ampiamente dimostrato di capirci poco (o nulla) dei temi trattati. Ciò che veramente conta è che se ne parli. E che lui ne parli. Ai suoi follower, ma non solo. Perché, si badi bene, il fenomeno Fedez non rappresenta più soltanto un qualcosa di social e di esclusivamente rivolto alla sua (ampissima) cerchia di ‘seguaci’. Non si tratta semplicemente di 14 milioni di pecoroni che a testa bassa inseguono un caprone. O perlomeno, non si tratta più soltanto di questo. Da tempo, ormai, il rapper ha fatto il salto di qualità. Qualunque cosa egli faccia o dica i giornali ne parlano. Bene o male, a seconda dei casi, ma ne parlano. La sinistra lo onora, manco fosse il Messia. La destra lo attacca, manco fosse Stalin. Il Paese si spacca in due, tra chi è con e chi contro Fedez.
Per approfondire
- “Non ti illudere”. La stilettata di Giordano che avverte Fedez
- Date a Fedez l’Oscar dell’Ipocrisia
- Il centrodestra le ha suonate a Fedez&co.
E lui nel frattempo cosa fa? Gongola. Dai suoi canali social alimenta il dibattito, fa salire il livello dello scontro, e gongola. Vede crescere a dismisura fatturato e follower, e gongola. E tutti, politici, giornalisti, influencer, mediocri, e chi più ne ha più ne metta, gli vanno dietro. Tutti, indistintamente. Manco fosse il depositario dello scibile. Quasi come a voler dimenticare ciò che culturalmente Fedez rappresenta: il Nulla. Il Nulla più assoluto. Ma, in un Paese con un tessuto culturale in evidente stato di decomposizione, può anche accadere (e di fatto accade) che il Nulla si faccia spazio nel vuoto cosmico e prenda in mano il timone della nave. Di una nave ormai in preda al cuoco di bordo, che trasmette al microfono del comandante non più la rotta, ma ciò che mangeremo domani, come direbbe Soren Kierkegaard. Perché questo è oggi l’Italia, una nave alla deriva, con 60 milioni di naufraghi (o se preferite pirla) in balia di un Fedez qualunque.
Salvatore Di Bartolo, 21 febbraio 2023