In questi tempi in cui il dibattito sulle teorie libertarie è tornato di attualità, è interessante ricordare come Sergio Ricossa fosse approdato, nella parte finale della sua vita, proprio su posizioni libertarie.
In un precedente articolo abbiamo già visto come l’etichetta di “liberale” gli andasse ormai troppo stretta e che ritenesse la galassia eterogenea del libertarismo essere un terreno “più audace e più giovane”, osando oltre il liberalismo verso posizioni a volte anche estreme o sul filo del paradosso: “Quando l’opinione pubblica è molto confusa, ogni tanto bisogna far vedere la differenza fra una bandiera politica e l’altra andando all’estremo”. (Sergio Ricossa, Da liberale a libertario – Leonardo Facco Editore 1999).
Per un liberale e liberista è piuttosto naturale trovarsi a proprio agio nelle apparenti contraddizioni delle aperture libertarie: “Anche quando non pensavo di essere un libertario era già tutto in embrione nella mia voglia di essere libero, anche dalle forme accademiche di cui m’infischiavo […]. Essere un po’ scavezzacollo, non preoccuparsi degli accademismi e di quanto gli accademici possono avere da ridire… Del resto, anch’io accademicamente sono considerato un po’ un ‘matto’… Anche solo per aver scritto, da economista, un libro come Maledetti economisti “[Ibid].
Un libertarismo che non cede alle omologazione e che proprio in quanto tale rifugge da organizzazioni rigide e imposizioni forzate: “A me pare di capire che il libertarismo, proprio perché è il libertarismo, può variare da persona a persona. Ognuno fissa i limiti che vuole alla propria ricerca della libertà. Non mi sono assolutamente scandalizzato nel trovare delle posizioni differenti fra libertari. Mi scandalizzerei invece se la pensassero tutti alla stessa maniera. È impossibile che un individualista accetti al 100% il pensiero di un altro. Può capitare una volta tanto. Ma quasi sempre, qualche variante sua, personale, ce la mette.
Non si può pretendere un’unità assoluta fra libertari, come non si può pretendere che fondino associazioni compatte. È vero che anche i socialisti litigano in continuazione, ma lì non è giustificato, perché mirano all’unità. Fra i libertari invece è giustificato. Questo può indebolirci? No, non credo, è questo il bello. Credo anzi che attiri, soprattutto i giovani: avvicinarsi a correnti di pensiero che danno il massimo di libertà a un giovane di scegliere il proprio modo di essere libertario”. [Ibid]
Guardare ad una società libera e aperta, senza le distorsioni di uno statalismo che pervade la vita degli individui in ogni meandro; ridare speranza ai giovani in una prospettiva di vita fuori dai condizionamenti di gabbie ideologiche preconfezionate, con la libertà come obiettivo principale da perseguire e difendere.
Fabrizio Bonali, 4 gennaio 2023