E chi ci garantisce che a fine marzo non scaterrà l’ennesima promessa di ultimo sacrificio, ultimo miglio, ultimo sforzo per riconquistare una libertà che, viceversa, sembra ormai rimossa, sembra una colpa da scontare e poi da dimenticare? Già obiettare è diventato quasi impossibile; già chi è prudente – non avverso: prudente, scettico – sul vaccino miracoloso viene aggredito, minacciato, disumanizzato; già sfilare per la libertà è stato proibito – e Trieste, vedrete, sarà solo un inizio; già chi osa citare la semplice realtà di un preparato che esaurirà la sua fase di verifica solo fra due anni, e del quale gli effetti avversi non sono ancora chiari, viene silenziato e addirittura invitato a guardarsi le spalle. Ce n’è abbastanza per ritrovarsi nello Stato concentrazionario, Stato di eccezione. Anche nel senso di “fondato sulle eccezioni”: rave party, clandestini, zanisti, cgiellini, G20 (che, in fondo, è solo un rave più lussuoso e più costoso).
Tutto questo non sembra turbare nessuno, o quasi, nel dorato pianeta della politica, un pianeta sempre più distante dalla terra. Anzi, la sensazione è che, una volta scoperto quanto sia facile organizzare la sudditanza, non resti che insistere, proiettandola su ogni genere di questione: l’isteria pandemica si somma a quella ambientale, a quella gender, a quella sull’eterno fascismo di chi non si adegua alla narrazione ufficiale. Ecco perché, almeno a me, le considerazioni morbide nella forma, spietate nella sostanza, del viceministro sanitario Sileri hanno più spaventato che scandalizzato.
Max Del Papa, 2 novembre 2021