Quando monsignor Delpini ha principiato la lettura, tale è stata, dell’omelia mi è venuta in mente la frase di Totò: “Ma ‘sto stupido dove vuole arrivare?”. Poi, all’ascolto delle parole si è aggiunto il pensiero e allora la predica, solitamente noiosa, prolissa, anche insopportabile, si è fatta interessante, furba, acchiappante.
Perché si è trattato del Bignami della vita di Silvio Berlusconi, uomo di affari, forse affarista, uomo politico, forse politicante, uomo personaggio, forse personalità, riassunto breve e niente affatto moralista o moraleggiante ma astuto perché Delpini sapeva benissimo dove voleva arrivare: al compimento, al giudizio ultimo che non è più, per fortuna dell’imputato, dinanzi a giudici a denominazione di origine incontrollata, pronti all’ultima accusa e successiva condanna, tra gli osanna delle tricoteuses. Ma un magistrato superiore, uno che se ne fotte di festini e tasse ma verifica altro del curriculum e non c’è appello, non ci sono avvocati, non ci sono dibattiti televisivi, è cassazione definita, definitiva, finalmente vera e seria. Almeno per chi crede e ci crede.
Ecco perché l’omelia, stavolta almeno, ha messo in fuorigioco chi, tra gli onanisti del pensiero avverso, prevedeva una santificazione del defunto, uomo sano, puro, nella grazia del Signore. Niente affatto, Delpini ha letto bene, da parroco quale è nello spirito e, per questo, evitato dal giro buono ecclesiastico, lontano dalle frequenze di Bergoglio e, pure occupando la cattedra di Sant’Ambrogio, non sembra destinato a viaggiare verso San Pietro, nel senso di Roma, città del Vaticano. Ma questo è gossippetto che nulla ha a che fare con la polpa, cioè alla lettura liturgica, dalla quale esce il Berlusconi Silvio che avrebbe lui applaudito per primo il testo, senza un minimo tentativo di “mi consenta”. Sic transit gloria mundi.
Tony Damascelli, 15 giugno 2023
