Cronaca

Il paradosso

“Sindacati vergogna: da 10 anni non mi pagano la fattura del Concertone”

La denuncia di Marco Ardemagni: “Cgil, Cisl e Uil indaghino: è brutto non pagare chi lavora per i lavoratori”

Fatemi gli auguri, sono passati dieci anni.
E ancora aspetto il saldo della fattura.

Roma, concerto del Primo Maggio, eravamo stati scritturati Filippo Solibello ed io per una cifra leggermente superiore all’abituale (ma niente di faraonico) per fare da valletti a Geppi Cucciari, ma fondamentalmente l’avremmo fatto anche a rimborso spese, per allegria, per sostenere i lavoratori. Tra gli autori Luca Bottura supportato come spesso dalla valida Linda Ovena

Curiosamente in tanti anni di carriera l’unica fattura che non mi è stata saldata è quella per il Concerto dei sindacati, nella giornata della Festa dei Lavoratori.

Non sto a dire quanti guai poi mi vennero da quella partecipazione, a partire dall’attacco di pollinosi che mi prese sul palco (Roma era già in fiore, Milano no: un occhio clinico lo può notare anche dalla foto) ma questo è un altro discorso.

So che il problema del mancato pagamento ha toccato tanti altri, compresi molti che fanno lavori più duri del mio, come gli attrezzisti o i fonici, anche in edizioni precedenti, basta cercare in rete. Eppure i sindacati (i soliti tre) se ne sono sempre impipati, per dirla all’antica.

Chissà, magari Maurizio Landini, o PierPaolo Bombardieri o Luigi Sbarra hanno voglia di fare una piccola indagine interna per cancellare questa vergogna, perché penso sia brutto non pagare chi lavora per i lavoratori (a meno che non ci si accordi prima, e l’avremmo anche fatto).

Non so i miei compagni di disavventura, ma, a questo punto, io sarei anche dell’idea di devolvere l’eventuale saldo, comprensivo di interessi, alla raccolta fondi dell’Unicef per i bambini dell’Ucraina anche a parziale compensazione per l’imbarazzante discorso di Carlo Rovelli. Mi tratterei soltanto l’IVA che l’agenzia delle entrate ha preteso in anticipo sul saldo mai avvenuto e le spese di viaggio.

Che ne dite?

Dal profilo Facebook di Marco Ardemagni