L’hanno calpestata per due anni a colpi di lockdown, coprifuoco, “noi concediamo”, poliziotti a inseguire i runner, autocertificazioni, green pass… Ma adesso i progressisti preoccupati per la Costituzione sono tornati. Cosa li ha destati? Ma è ovvio: la concreta possibilità che il centrodestra vinca la elezioni.
Così, su Repubblica, tocca allo storico Giovanni De Luna lanciare la profezia di sventura: con il trionfo di Giorgia Meloni & Co, saranno in pericolo “i valori della Carta”, cui la destra sarebbe “estranea”. Al punto che potrebbe addirittura “cambiarla”. Una vera tragedia: piuttosto che introdurre riforme istituzionali (ad esempio, il presidenzialismo), della Costituzione è meglio infischiarsene direttamente, comportarsi come se non esistesse e di fatto stracciarla proprio nel suo cuore pulsante, cioè la tutela dei diritti individuali. Senza alcun intervento ufficiale del Parlamento, ma per decreto del presidente del Consiglio o del cdm.
D’altronde, alla sinistra tutto è concesso. Per i progressisti – paladini della “più bella del mondo” a targhe alterne – vale lo stesso principio brandito dal leggendario marchese Del Grillo: io so’ io, e voi nun siete un c…