Non c’è nulla da fare: gli avversari di Giorgia Meloni non riescono a tenere separata la politica dalla persona. Dopo gli insulti e le minacce di morte al momento della nascita della figlia Ginevra, si sono susseguiti gli attacchi contro il padre della premier, proprio durante il corso di quest’ultima campagna elettorale. Ricorderete sicuramente le violenze verbali di Rula Jebreal, che linciava la leader di Fratelli d’Italia per il passato da fuorilegge del padre. Peccato che Giorgia, suo padre, non lo abbia mai conosciuto, dopo averla abbandonata all’età di un anno, per poi – come racconta nel suo libro – aver deciso lei stessa di cassare qualsiasi rapporto in giovane età.
La lezione non è servita alla sinistra, che in questi giorni è tornata all’attacco. Ora è ancora il turno di Ginevra, portata dalla Meloni in Indonesia insieme alla baby sitter. Subito si sono levati gli scudi del progressismo. Assia Neumann Dayan è comparsa sul quotidiano La Stampa con la lezioncina moralistica: “Le operaie non si portano i figli in fabbrica, chissà come mai. In Italia le donne che lavorano sono paradossalmente quelle che se lo possono permettere, o quelle che hanno i nonni disponibili: sarebbe ora che le cose cambiassero anche senza i figli che in ufficio si mettono a tritare documenti”. E ancora: “Che Ginevra abbia detto basta alle assenze di mamma e con un colpo di mano abbia preso in mano la situazione per imparare il mestiere?”.
Ovviamente, non finisce qui. Arriva anche l’insegnamento sulla potestà genitoriale da parte di Claudia De Lillo de La Repubblica: “Probabilmente lei (Giorgia Meloni), che ricordiamo donna, madre e cristiana, ritiene che la vicinanza alla figlia sia prioritaria, perché la presenza materna è un valore non negoziabile, anche quando lo Stato richiede alla propria leader 48 ore di coinvolgimento e attenzione assoluti”.
Ma lo sproloquio choc arriva direttamente dagli studi de L’Aria Che Tira, dove l’ex parlamentare Furio Colombo ha paragonato la figlia di Giorgia Meloni ai figli profughi “meno fortunati”: “Viviamo in una Repubblica in cui a certi bambini spetta la top class per Bali e ad altri bambini spetta il fondo del mare, economy class”. Subito, però, è intervenuta la conduttrice Myrta Merlino a prendere le difese del Presidente del Consiglio, ribattendo: “Onestamente non darei nessuna colpa né alla Meloni, né a sua figlia. Teniamo i piani separati. Tu pensi che la politica del governo sia orribile ed è legittimo, dopodiché non metterei dentro i bambini”.
Pronta è stata anche la risposta della premier, che durante il viaggio di ritorno in Italia ha zittito le critiche con un post sui canali social: “Mentre torno a casa dalla due giorni di lavoro incessante per rappresentare al meglio l’Italia al G20 di Bali, mi imbatto in un incredibile dibattito sul fatto che sia stato giusto o meno portare mia figlia con me mentre andavo via per quattro giorni. La domanda che ho da fare agli animatori di questa appassionante discussione è: quindi ritenete che come debba crescere mia figlia sia materia che vi riguarda? Perché vi do una notizia: non lo è. Ho il diritto di fare la madre come ritengo e ho diritto di fare tutto quello che posso per questa Nazione senza per questo privare Ginevra di una madre. Spero che questa risposta basti per farvi occupare di materie più rilevanti e vagamente di vostra competenza”.