Esteri

“Sinwar trovato con la mappa dei tunnel”. La speranza per gli ostaggi

Quello che viene subito in mente su Yahya Sinwar è la descrizione delle torture che metteva in opera, personalmente o delegate ai suoi sgherri fidati, quelli che per quasi un anno hanno diviso con lui i tunnel e le fogne della Striscia di Gaza. Descrizioni agghiaccianti. Bastava essere solo sospettati di collaborazione con Israele e si aprivano le porte dell’inferno. Quando era in carcere in Israele Yahya Sinwar si è ammalato di cancro al cervello e per questo è stato operato e poi curato allo Shiba Tel Hashomer Hospital, ospedale che figura fra i primi dieci al mondo.

Non male per un assassino vero? Gli israeliani ti salvano la vita, ti curano il cancro e poi una volta rimesso in libertà con lo scambio uno a milleduecento per riavere Gilad Shalit, Israele ha considerato il suo valore come la mille duecentesima parte di un soldato di leva, torna a casa, e poi? Guerra, guerra e guerra a tutto spiano contro il nemico sionista, lo stesso che gli ha malauguratamente salvato la vita. E non ha importanza che siano militari o civili, anzi, civili è meglio. Lo ha ampiamente dimostrato, anche se in molti nel mondo occidentale e anche in Italia fanno finta di non ricordare o minimizzano perché affetti da quelle sindromi a cui accennavo all’inizio di questo articolo, quando ha pianificato e messo in opera il massacro del 7 ottobre 2023.

Massacro di civili israeliani, neonati bruciati vivi, donne stuprate e fatte a pezzi, anziani e tutta la gamma di orrori che sono stati catalogati dalle autorità israeliane e in massima parte dimenticati, ignorati o peggio ancora accusati di essere dei falsi nel civile occidente. Accuse queste che hanno superato ogni limite della vergogna umana. Torniamo al fu Sinwar, della sua morte si scriverà ancora molto, ma per il momento vale la pena di raccontare quello che già sappiamo. Tutto ha inizio quando un gruppo di soldati di leva, proprio come era Gilad Shalit al momento del suo rapimento, durante una perlustrazione nella zona di Tal Al Sultana a Rafah, non lontano dal confine fra la Striscia di Gaza e l’Egitto, individuano tre terroristi armati e ingaggiano uno scontro a fuoco.

I tre si dividono e comincia la caccia all’uomo a colpi di arma automatica. Uno dei tre, con una gamba rotta e un braccio spezzato, si rifugia all’interno di una casa diroccata e da lì continua a sparare. Più volte con il megafono gli viene chiesto di arrendersi, ma non può, l’onta sarebbe troppo grande. Un drone viene fatto volare all’interno della casa e il terrorista, ormai da ore sotto assedio, prova a tirargli un pezzo di legno ma non colpisce nulla. Poi, alla fine, uno sniper ha completato il lavoro.

La sorpresa, quando i soldati si sono resi conto da aver eliminato il numero uno della lista dei morti che camminano, è stata enorme. Le impronte digitali prima, i denti e alla fine il Dna hanno confermato l’identità. Le sorprese non sono finite con l’identificazione del mostro perché nel giubbotto che indossava sono state trovate banconote in valuta israeliana, dollari e euro per una cifra consistente, documenti contraffatti e una mappa completa dei tunnel della Striscia di Gaza. Contanti e documenti falsi, anzi uno vero c’era ed era di un insegnante dell’UNRWA. Perché quel documento fosse nelle mani del padre padrone di Hamas sarà spiegato dalle indagini che seguiranno anche se l’agenzia delle Nazioni Unite già tuona che la si vuole screditare agli occhi del mondo. Come se non fosse già screditata abbastanza con gente di Hamas sul libro degli impiegati con scuole e uffici usati come magazzini di armi ed esplosivi.

Comunque UNRWA non è sola, anche la Croce Rossa Internazionale ha fatto di tutto per non fare quello per cui è nata, gli israeliani in mano ad Hamas da un anno aspettano i medicinali di cui a Ginevra avevano garantito la consegna. Medicinali poi trovati ancora imballati dai militari israeliani nelle cantine dei vari ospedali della Striscia. Torniamo a Sinwar che è stato beccato con documenti falsi, contanti e vicino al confine, facile dedurre che il grande capo se la stesse dando a gambe lasciando il suo popolo a se stesso dopo aver fatto di tutto per rovinarlo. Dopo aver visto i capi politici vivere nel lusso del Qatar i palestinesi lo devono sapere che anche il capo combattente altro non era che un traditore, uno che teneva la gente per le palle con il terrore, uno che era terrorista a tutto tondo sia con il nemico che sia con i suoi.

La mappa dei tunnel, che aveva nella tasca del giubbotto, è una speranza. La speranza che riveli i tunnel ancora sconosciuti dove potrebbero magari essere tenuti gli ostaggi ancora in vita o i corpi di quelli uccisi. Hamas comunque non è morta con Sinwar, nonostante la sua eliminazione potrebbe essere una sorta di pietra tombale sulla struttura militare del terrore, lo Stato Maggiore dell’esercito israeliano è consapevole che sul terreno ci sono ancora, nascoste fra i civili, diverse unità delle brigate Qassam.

Allo stato attuale delle cose questi terroristi sono sicuramente scoordinati fra loro e senza fini o strategie e, probabilmente, non sanno neanche loro dove i civili israeliani sono trattenuti. Nel breve discorso davanti alle telecamere Netanyahu è stato chiaro, Israele dà una via d’uscita: chiunque liberi i rapiti israeliani o dia indicazione dei corpi e consegni le armi, verrà risparmiato. Chi invece continuerà a combattere sarà ucciso.

La morte di Sinwar potrebbe, condizionale obbligatorio, aprire a un nuovo approccio per le trattative che dovrebbero portare alla liberazione degli ostaggi e a un cessate il fuoco, questo perché Khaled Meshal, uno dei pochi capi di Hamas ancora in vita, è considerato pragmatico e non è legato all’Iran. Se dovesse prendere il posto del defunto qualcosa potrebbe cambiare sia per Israele sia, e soprattutto, per i civili palestinesi che potrebbero finalmente accedere agli aiuti internazionali senza dover pagare il pizzo agli aguzzini armati.

Michael Sfaradi, 18 ottobre 2024

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