Esteri

Siria, gli ucraini hanno aiutato i jihadisti: cosa dicono i media Usa

Secondo il Washington post ci sarebbe anche la mano di Kiev dietro la caduta del regime di Assad

© STILLFX, Sven Loeffler e Lazarenko I.G. tramite Canva.com

Ci sarebbe la mano di Kiev dietro il rovesciamento del regime siriano di Bashar al-Assad. Lo scrive il Washington post, secondo cui i servizi di intelligence ucraini avrebbero inviato a Idlib 20 operatori di droni esperti e trasferito 150 FPV poco prima dell’inizio dell’offensiva dei militanti Hayat Tahrir al-Sham contro l’esercito governativo siriano.

Il quotidiano statunitense chiarisce altresì che il contributo degli ucraini alla causa dei ribelli non è certamente stato decisivo per la caduta di Assad, ma è comunque risultato importante come parte di una strategia più ampia volta a indebolire la Russia. L’impegno ucraino in Siria, rivela il Wp, risalirebbe all’inizio dell’anno in corso. Già da diverse settimane, infatti, gli agenti di Kiev erano impegnati nel fornire supporto al gruppo di ribelli guidato da Abu Mohammed al-Jolani allo scopo di sferrare degli attacchi mirati contro obiettivi militari russi presenti nella regione. Le ragioni ucraine in questo senso appaiono ovvie: con la Russia impegnata ad assediare i territori ucraini, Kiev, oltre a resistere agli attacchi del nemico, cerca altri fronti su cui poter colpire Mosca al fine di provare ad indebolirla.

Gli sforzi militari dell’intelligence ucraino, oltre che sulla Siria, si sarebbero concentrati anche in altre aree della regione mediorientale sotto la sfera di influenza russa e in Africa. Lo stesso Washington post riporta altri episodi che avrebbero visto protagonisti gli agenti ucraini. Stando a quanto riportato dal quotidiano americano, lo scorso mese di luglio i funzionari di Kiev avrebbero sostenuto militarmente dei gruppi terroristi operanti nel nord del Mali con l’obiettivo di tendere delle imboscate ai mercenari russi della Wagner impegnati nella regione. La medesima situazione si sarebbe proposta anche in Sudan, con diversi interventi ucraini al fianco delle forze governative per contrastare le milizie sostenute dalla Wagner.

A gestire le operazioni militari anti-russe all’estero, ivi compreso il programma di aiuti ai ribelli siriani, sarebbero gli uomini dell’unità speciale Khimik, gruppo al servizio del GUR, l’intelligence di Kiev, impegnato sin dalle prime battute del conflitto nel tentativo di indebolire l’avversario russo su più fronti. La strategia di Kiev, spiega inoltre il Washington post, troverebbe riscontro anche nelle parole del capo dei servizi militari ucraini Kyrylo Budanov, il quale, già nell’aprile 2023, ebbe a dichiarare apertamente che i suoi uomini avrebbero colpito il nemico “in ogni parte del mondo”.

Insomma, se da un lato gli ucraini continuano ad elemosinare armi e aiuti all’Occidente con il pretesto di doversi difendere dagli attacchi russi, dall’altro, si prodigano da mesi in dispendiose operazioni di intelligence all’estero volte a fornire supporto militare a vari gruppi di matrice dichiaratamente terrorista operanti in Africa e in Medio Oriente. A cominciare ovviamente dai jihadisti che hanno recentemente assunto il controllo della Siria, dei tagliagole senza scrupoli dipinti per l’occasione, non senza una buona dose di ipocrisia, alla stregua di indulgenti moderati mossi esclusivamente dall’intento di restituire libertà e democrazia al martoriato popolo siriano.

Salvatore Di Bartolo, 11 dicembre 2024

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