Esteri

Siria in mano ai jihadisti: “Una vittoria islamica”. Assad è a Mosca

I ribelli prendono Homs e la Capitale, caduto il regime sostenuto da Russia e Iran. L’ex presidente siriano ottiene l’asilo politico

Live Aggiornato
2024-12-08T20:18:03+01:00

Le parole di Biden

“Finalmente il regime di Assad è caduto. Questa è un’opportunità storica per il popolo siriano”, ha detto Joe Biden. Ma il presidente Usa non nasconde che siano molti “i rischi”.

“Assad deve essere portato davanti alla giustizia e punito”, ha aggiunto Biden. “Gli Stati Uniti proteggeranno i vicini della Siria in questo periodo di transizione: Iraq, Giordania e Israele”. E ancora: “Lavoreremo con tutti i gruppi i siriani al fine di costruire una nazione indipendente”.

Il presidente Usa è consapevole “delle radici terroristiche dei ribelli” che però al momento “stanno dicendo cose giuste”.

2024-12-08T20:19:13+01:00

Assad è a Mosca?

Secondo l’agenzia di stampa russa Interfax, Assad sarebbe arrivato in Russia dove gli è stato garantito l’asilo politico dopo la caduta di Damasco. “Il presidente siriano Assad è arrivato a Mosca – ha detto la fonte governativa all’agenzia di stampa – La Russia ha concesso loro (a lui e alla sua famiglia) l’asilo in base a motivi umanitari”.

2024-12-08T20:13:44+01:00

I siriani hanno dato garanzie ai russi sulle basi

“I leader dell’opposizione armata siriana hanno garantito la sicurezza delle basi aeree russe e delle missioni diplomatiche nel Paese”. È quanti riferito alla Tass da una fonte del Cremlino.

La Russia sarebbe al lavoro per trovare una soluzione diplomatica alla crisi siriana. “I funzionari russi sono in contatto con i rappresentanti dell’opposizione armata siriana, i cui leader hanno garantito la sicurezza delle basi militari e delle istituzioni diplomatiche russe in Siria”, ha aggiunto la fonte. “Speriamo di continuare il dialogo politico in nome degli interessi del popolo siriano e lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra Russia e Siria”.

Intanto la Russia ha chiesto anche una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “In relazione agli ultimi eventi in Siria, la cui profondità e le cui conseguenze per il Paese e per l’intera regione non sono ancora state valutate, la Russia ha richiesto consultazioni urgenti a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha scritto su Telegram il vice rappresentante della Russia presso le Nazioni Unite, Dmitri Polianski.

2024-12-08T20:12:40+01:00

Quasi 1000 i morti

Secondo le Ong, dal lancio dell’operazione dei ribelli lo scorso 27 novembre sarebbero quasi mille i morti. Di cui 138 civili.

2024-12-08T20:07:23+01:00

Le parole di Von der Leyen

Ursula Von der Leyen: “La crudele dittatura di Assad è crollata. Questo cambiamento storico nella regione offre opportunità, ma non è privo di rischi. L’Europa è pronta a sostenere la salvaguardia dell’unità nazionale e la ricostruzione di uno Stato siriano che protegga tutte le minoranze. Ci stiamo impegnando con i leader europei e regionali e stiamo monitorando gli sviluppi”

2024-12-08T20:04:27+01:00

"Una vittoria islamica"

Il leader dei ribelli, dopo essere entrato nella grande moschea degli Omayyadi di Damasco, ha detto che quella odierna è “una grande vittoria della Nazione islamica”.

È forse il caso di far notare che sul capo di al-Jolani, leader del gruppo Hayat Tahrir Al-Sham, pesa una taglia da non poco: gli Stati Uniti offrono una ricompensa fino a 10 milioni di dollari in cambio di informazioni su di lui. Il 16 maggio 2013, il Dipartimento di Stato americano ha designato al-Jolani come terrorista globale. In fondo si è formato con Al Quaeda.

Ecco il suo discorso in moschea: “Questa vittoria, fratelli miei, è una vittoria per l’intera nazione islamica. Questo nuovo trionfo, fratelli miei, segna un nuovo capitolo nella storia della regione”. Jolani ha aggiunto che la Siria è stata un “parco giochi per le ambizioni iraniane, diffondendo settarismo e fomentando corruzione, ma ora la Siria viene purificata dalla grazia di Dio Onnipotente e attraverso gli sforzi degli eroici Mujahideen”. E ancora: “Questa è una nazione che, se i suoi diritti vengono violati, continuerà a pretenderli finché non saranno ripristinati”. “Fratelli miei, ho lasciato questa terra più di 20 anni fa e il mio cuore desiderava ardentemente questo momento. Non c’è una sola famiglia in Siria che la guerra non abbia toccato. Sia lodato Dio, oggi la Siria si sta riprendendo”.

Il leader dei ribelli promette ora una guerra al traffico di droga: “Il dittatore ha lasciato che la Siria diventasse la base del Captagon”, ha detto. “Ma adesso la Siria volta questa pagina”.

2024-12-08T20:02:03+01:00

La dichiarazione della Gran Bretagna

Keir Starmer ha rilasciato una dichiarazione diverse ore dopo la conquista di Damasco da parte dei ribelli. “Il popolo siriano ha sofferto troppo a lungo sotto il regime barbaro di Assad e accogliamo con favore la sua partenza”, si legge. “La nostra attenzione è ora rivolta a garantire il prevalere di una soluzione politica e il ripristino della pace e della stabilità”.

2024-12-08T19:44:10+01:00

I ribelli incontrano i vescovi cristiani

“La strada è tutta in salita, chi ha promesso che tutti saranno rispettati, che si farà una nuova Siria. I ribelli hanno incontrato i vescovi ad Aleppo assicurando che rispetteranno le varie confessioni religiose e i cristiani, speriamo che mantengano questa promessa e che si vada verso una riconciliazione e che la Siria possa trovare anche un po’ di prosperità”. Sono le parole, riferite a Vatican News, del cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco: “L’augurio è che anche la comunità internazionale risponda, magari abolendo le sanzioni, perché sono un peso che grava molto soprattutto sulla povera gente. Voglio sperare che poco a poco vengano eliminate le sanzioni”.

2024-12-08T20:00:00+01:00

Il premier resta al suo posto

“Il premier si appresta a mantenere il suo incarico e a proseguire il suo mandato al servizio del paese”, affermano alcune fonti siriane in merito al ruolo che avrà l’attuale primo ministro Muhammad al-Jalali.

2024-12-08T17:00:00+01:00

Le parole dell'Iran

Il ministero degli esteri iraniano, Paese che ha sempre sostenuto Assad, ha detto in una dichiarazione che “i siriani dovrebbero decidere il futuro del loro Paese senza “interventi stranieri distruttivi e coercitivi”.

2024-12-08T15:33:23+01:00

Il leader dei ribelli è a Damasco

Anche Abu Mohammad al Jawlani, il leader dei ribelli, è arrivato a Damasco. Il capo di Hayat Tahrir al Sham (Hts) adesso prenderà il potere. Ricordiamo che al Jawlani è famoso per essere stato l’uomo dell’Isis. Non proprio un santo.

2024-12-08T15:31:19+01:00

Esulta Neyanyahu

“È un giorno storico per il Medio Oriente: il regime di Assad è un anello centrale della catena del male di Iran, questo regime è caduto- ha detto il premier israeliano Netanyahu – Questo è il risultato diretto dei colpi che abbiamo inflitto all’Iran e a Hezbollah, i principali sostenitori del regime di Assad. Questo ha creato una reazione a catena in tutto il Medio Oriente di tutti coloro che vogliono liberarsi da oppressione e tirannia”.

2024-12-08T15:30:32+01:00

L'Ue fa il tifo per i jihadisti?

“La fine della dittatura di Assad è uno sviluppo positivo e atteso da tempo. Dimostra anche la debolezza dei sostenitori di Assad, Russia e Iran. La nostra priorità è garantire la sicurezza nella regione. Lavorerò con tutti i partner costruttivi, in Siria e nella regione”. Lo ha scrtto su X l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera Kaja Kallas.

Le fa eco la presidente del parlamento Ue, Roberta Metsola: “Il dittatore è caduto. chiaro che il brutale governo di Bashar al-Assad durato 24 anni è finito, mentre il suo regime giace a brandelli. Questo è un periodo critico per la regione e per i milioni di siriani che vogliono un futuro libero, stabile e sicuro. Ciò che accadrà nelle prossime ore e nei prossimi giorni è importante. Il dialogo, l’unità, il rispetto dei diritti fondamentali, il diritto internazionale devono caratterizzare i prossimi passi”

2024-12-08T15:30:00+01:00

La Russia conferma la fine del regime

“A seguito dei negoziati tra Assad e alcuni partecipanti al conflitto armato sul territorio della Siria, Assad ha deciso di lasciare la carica presidenziale e ha lasciato il Paese, dando istruzioni per effettuare pacificamente il trasferimento del potere”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri russo. “La Russia non ha partecipato a questi negoziati”.

2024-12-08T00:00:00+01:00

Miliziani nell'ambasciata italiana

Stamattina i miliziani sono entrati “nella residenza dell’ambasciatore d’Italia” ma “non c’è sta violenza né nei confronti dell’ambasciatore né dei carabinieri”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Hanno portato via soltanto tre automobili e tutto è finito lì – ha spiegato – sono stati per qualche tempo nel giardino, evidentemente volevano verificare se c’erano militari di Assad o documentazione particolare. Non sono stati toccati né l’ambasciatore né i carabinieri che ora sono al sicuro fuori dalla residenza dell’ambasciata”.

2024-12-08T10:00:00+01:00

I ribelli nel palazzo di Assad

I ribelli sono entrati nel palazzo presidenziale di Assad. Qui sotto le immagini.

2024-12-08T09:23:00+01:00

I media chiedono "scusa" per le "bugie"

Con il più classico dei ribaltoni, il maggiore quotidiano siriano, Al Watan, ha chiesto scusa per le “bugie” che sarebbe stato costretto a pubblicare in questi anni dal regime di Assad.

“I media e i giornalisti siriani non hanno alcuna colpa. Erano lì e noi eravamo con loro eseguendo le istruzioni e diffondendo le notizie che ci inviavano. È stato subito chiaro che erano bugie”, si legge in una nota.

2024-12-08T21:22:00+01:00

Che fine ha fatto Assad?

La Russia ha confermato che l’ex dittatore siriano ha lasciato Damasco prima dell’ingresso dei jihadisti nella capitale. Ma un mistero avvolge il suo volo: l’ultimo volo a decollare da Damasco è stato un Illyushin76 che, poco prima di passare sopra Homs, città controllata dai ribelli, ha spento il transponder.

Il primo ministro Mohammed Ghazi al-Jalali sostiene di non avere informazioni in merito al luogo dove si trovano Assad e il ministro della Difesa Ali Abbas.

“Ci sono alte probabilità che sia morto nell’incidente aereo“, dicono fonti israeliane citate dalla Reuters.

Secondo il ministro degli esteri turco, invece, Assad è “probabilmente fuori dalla Siria”.

2024-12-08T08:18:00+01:00

Israele alza l'allerta

Israele ha mandato l’esercito all’interno della zona cuscinetto del Golan, sulla Linea Alpha, al confine con la Siria. Si tratta di un’area smilitarizzata e l’obiettivo è quello di impedire ai ribelli jihadisti di entrare. L’accordo di disimpegno venne firmato nel 1974 ed è la prima volta che la zona viene occupata dopo la fine della guerra dello Yom Kippur.

“L’Idf ha schierato truppe nella zona cuscinetto e in una serie di aree che è necessario difendere, al fine di garantire la sicurezza delle comunità sulle alture del Golan e dei cittadini di Israele”, si legge in una nota.

“Questa regione – ha dichiarato Netanyahu – è stata sotto il controllo di una zona cuscinetto stabilita dall’accordo di separazione delle forze del 1974 per quasi 50 anni”. Secondo il premier israeliano l’accordo “è venuto meno”. “Si tratta di una posizione difensiva temporanea fino a quando non si troverà un accordo adeguato”, ha concluso.

Il ministro della Difesa di Israele Katz, ha aggiunto: “Abbiamo dato istruzioni all’Idf, io e il primo ministro, con l’approvazione del Consiglio dei Ministri, di occupare la zona cuscinetto e i punti di controllo per garantire la protezione di tutti gli insediamenti israeliani sulle alture di Golan – ebrei e drusi – in modo che non vengano esposti alle minacce provenienti dall’altra parte. Siamo determinati a non consentire il ritorno alla situazione del 6 ottobre, né sulle alture di Golan né altrove”.

2024-12-08T08:00:00+01:00

I jihadisti entrano a Damasco

In Siria i ribelli che si oppongono al regime di Bashar al Assad hanno preso Damasco. Sono nelle loro mani la TV pubblica, la radio e hanno dichiarato la capitale “militarmente caduta” libera “da Assad e da 50 anni di Tirannia”. La gente è in strada a festeggiare e ieri è stata abbattuta anche a Damasco una statua del padre di Bashar al Assad, ex dittatore siriano. Il figlio, l’ex presidente già sopravvissuto grazie alla Russia alla precedente rivolta di quasi dieci anni fa, sarebbe in fuga verso una “destinazione sconosciuta”. Mentre al premier Ghazi al-Jhalali è stato riconosciuto il ruolo di traghettatore, con i gruppi ribelli che hanno invitato cittadini e combattenti a “preservare le proprietà statali”.

In un comunicato stampa letto in TV, la “cellula operativa per la liberazione di Damasco” ha annunciato “la liberazione della città di Damasco, la caduta del tiranno Bashar al-Assad, il rilascio di tutti i prigionieri ingiustamente detenuti nelle carceri del regime”.

Quale sarà il futuro della Siria ora è tutto da vedere. Dopo aver preso subito il controllo di Aleppo e poi quello di Quneitra, al confine con Israele, sono entrati a Homs, terza città più grande del Paese. La notizia è stata confermata dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. Il comandante militare degli insorti Hassan Abdel Ghani ha affermato che proprio ad Homs sono stati liberati oltre 3.500 prigionieri della prigione centrale: “Le nostre forze sono riuscite a liberare oltre 3.500 prigionieri della prigione di Homs. Il processo di avanzamento e di rastrellamento dei quartieri della città è attualmente in corso”. “Stiamo vivendo i momenti finali della liberazione della città di Homs. Questo è un momento storico che distinguerà la verità dalle bugie” l’ulteriore annuncio su Telegram. 

Anche a Damasco sono stati liberati numerosi prigionieri. I combattenti dell’opposizione sono arrivati prima nei sobborghi di Maadamiyah, Jaramana e Daraya, mentre avanzavano anche dall’est della Siria, verso il sobborgo di Harasta. La “fase finale” dell’offensiva è infine arrivata nella notte, come aveva annunciato il comandante di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), Hassan Abdul Ghani. E pensare che solo poche ore fa l’esercito siriano aveva rassicurato il suo popolo in un discorso televisivo assicurando di aver rafforzato le linee di difesa intorno alla capitale e nel sud del paese e che sta lanciando operazioni contro i ribelli nelle “campagne di Hama e Homs, nella Siria centrale, e nella campagna settentrionale di Daraa” nel sud.

La situazione in Siria è incandescente e c’è grande mistero su Bashar al-Assad. Secondo alcune indiscrezioni, il presidente avrebbe lasciato il Paese, probabilmente per rifugiarsi in Iran. Non sono venute meno le smentite dei media governativi, che hanno ribadito la sua presenza a Damasco. Ciò che appare chiaro è che il suo potere è sgretolato con il passare delle ore e dagli Stati Uniti non hanno dubbi: il regime è finito. Cinque funzionari statunitensi hanno rimarcato che non è ancora emersa una valutazione formale sul destino di Assad e che le opinioni divergono, affermando che la sua scomparsa dalla scena non è scontata. “Probabilmente entro il prossimo fine settimana il regime di Assad avrà perso ogni parvenza di potere – riportava LaPresse – L’unica cosa che potrebbe ritardare una conquista da parte dei ribelli sarebbe un colpo di stato ben organizzato e una riorganizzazione, ma la gente di Assad ha fatto un buon lavoro nel soffocare qualsiasi potenziale concorrente“. Secondo Bloomberg, era pronto per un accordo che gli consentisse di mantenere le aree rimaste sotto il suo controllo o che gli garantisse un’esilio sicuro. Non prima di aver fatto un ultimo tentativo per restare al potere attraverso iniziative indirette con Washington. Entrando nel dettaglio, tramite gli Emirati Arabi Uniti, avrebbe messo sul tavolo l’interruzione di ogni coinvolgimento con gruppi militanti sostenuti dall’Iran, come Hezbollah, per l’intervento dell’Occidente mirato ad arginare i combattimenti.

A livello internazionale è una partita a scacchi. La Siria sperava nell’aiuto della Russia, che come annunciato dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov sta “facendo tutto il possibile per non far prevalere i terroristi, anche se dicono di non essere terroristi”. Il rappresentante della diplomazia di Mosca ha incontrato a Doha i suoi omologhi turco e iraniano e tutti e tre i Paesi hanno chiesto la “fine immediata delle attività ostili” in Siria e la piena attuazione della risoluzione delle Nazioni Unite che ha approvato una road map per la pace, adottata all’unanimità nel dicembre 2015. Il riferimento è al provvedimento che chiedeva un processo politico a guida siriana, con l’istituzione di un organo di governo transitorio, la stesura di una nuova costituzione e le elezioni sotto la supervisione delle Nazioni Unite.

L’Onu, con l’inviato speciale per la Siria Geir Pedersen, ha invocato colloqui urgenti a Ginevra per garantire una transizione politica ordinata. Non sono mancate le schermaglie – ancora una volta – tra Russia e Occidente, con Lavrov che ha puntato il dito contro Usa e alleati per quanto accaduto: “Siamo molto dispiaciuti per il popolo siriano che è diventato oggetto di un altro esperimento geopolitico”. Ma in realtà da Washington arrivano posizioni diametralmente opposte. In un lungo post pubblicato sul social Truth, il presidente eletto Donald Trump ha spiegato che gli Stati Uniti non devono avere nulla a che fare con la Siria: “Non è una nostra battaglia. lasciamo che si risolva da sola. Non facciamoci coinvolgere”. Nel frattempo Israele non resta a guardare. L’Idf ha reso noto di voler rafforzare la sua presenza al confine con la Siria, sulle alture del Golan, mentre il premier Benjamin Netanyahu ha convocato il gabinetto di sicurezza nazionale per analizzare la situazione. Non sono escluse novità a stretto giro di posta.

L’Italia sta monitorando la situazione dei concittadini in Siria, con l’ambasciata pronta a organizzare l’evacuazione per andare o in Libano o in Giordania. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine di una riunione alla Farnesina: “L’obiettivo e la soluzione che noi sosteniamo è la soluzione politica, non una soluzione militare ma una soluzione che permetta di garantire la pace e la stabilità in Siria”.