Cultura, tv e spettacoli

Sloggia pure Gramellini, ma la Rai sopravvivrà

Gramellini lascia la Rai dopo Fazio e Annunziata

Le notizie sono due, una dentro l’altra: la prima è che Gramellini trasloca pure lui, da Rai 3 a La7. Anche se è una notizia ribollita perché s’era capito. La seconda, quella vera, è che Gramellini se lo litigano, ma lì forse è questione di impresari, di quei Risiko televisivi che per gli addetti sono chiari ma a noi poveri provinciali continuano a riuscire ostici e anche agnostici. Tutto quel perbenismo, quel moralismo. Il viadone che si sente una ragazza e allora è una ragazza. Che ha dato di matto davanti a una scuola ma lui non sa “proprio che avrebbe fatto di male”, e magari se lo facesse spiegare da un giornalista anche di terza scelta. Le parole che sono importanti, certo, come no, immagina un mondo senza parole, specie quelle di Gramelly. Il populismo di sinistra, alla signora mia, che tanto piace a chi vive di vecchie certezze, noi progressisti democratici, noi che abbiamo la faccia giusta e i Grundisse in scaffale, anche se intonsi, dove andremo a finire se un bruto non lo chiami pulzella, se i migranti non son tutti risorse, se ai cambiamenti climatici non ci credi? Eh? Non ci credi? Come salmodia l’onorevole Malpezzi, Pd.

Quelli come Gramelly non rischiano, vanno sull’ovvio, camminano sulle ova del rettopensiero, il massimo della trasgressione è dire che questo governo non garantisce il pluralismo, insomma pretende di infilare in Rai pure i suoi, senza cacciare gli altri che se ne vanno a trenino, per gelosia, per vittimismo, perché al Piddì va bene così, per soldi, tanti soldi. Dal lacrimosa al vanitosa, sempre con quell’orgasmo serotino, farsi rimpiangere, lasciare il vuoto. Ma chi li piange, poi? Gramelly è quello che fa il parroco con le parole, che sono importanti, che sono come pietre, odiare mai, però se un ministro di destra sbaglia una pronuncia lo percula in quel modo razzista, meschinello di chi ha letto tanti libri e perfino ne ha scritti, con tanto di istruzioni per l’uso: fai bei sogni. Si, subito dopo le prime tre righe, tipo martellata in nuca di Fantozzi.

Non si accorgono di quanto sono patetici e all’occorrenza infantili: e io ho fatto il libro e lo sanno tutti e l’hai fatto tu e non se n’è accorto nessuno. Che, stiamo all’asilo, nì? Si sentono tanto superiori, tanto dalla parte giusta, ma uno che beatificava una preside antimafia che se magnava pure le merendine per la scuola, dovrebbe avere il buon gusto di scusarsi e sparire, altro che fare finta di niente, altro che spocchia continua. Invece sono catafratti, anche se sotto la spocchia, delle volte, proprio poco. E la gente non li regge ogni giorno di più, perché ogni arroganza ha un limite.

Dai, su, che avete avuto culo nella vita, culo e le pubbliche relazioni giuste. Tutto lì, altro che menarla col martirio delle vittime a un soldo la dozzina, graniticamente convinti che la Rai è roba loro, la parola è roba loro, la democrazia, la cultura, la moralità son cosa loro. Ma vi ascoltate voi? Vi vedete nello specchio? Via anche il Gramellini con il suo tratto piemunteis, faus e curteis, ma, anche se pare impossibile, vedrete che la Rai sopravviverà. Loro, non ne saremmo così certi, ma la democrazia nominale ogni tanto patisce qualche inciampo e le sue trombettine fanno dei giri immensi e poi ritornano.

Max Del Papa, 1 giugno 2023

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