L’Australia minaccia i giganti dei social network. Sydney ha annunciato che multerà le piattaforme fino al 5 per cento dei loro ricavi globali se non verrà impedita la circolazione di fake news. Una linea draconiana che segue la spinta a livello mondiale per frenare i colossi della tecnologia, assestando allo stesso tempo un duro colpo alla libertà di parola. Intimando la possibilità di ricevere maxi-sanzioni, il rischio è quello di veicolare la narrazione anziché lottare contro la disinformazione.
Il governo ha affermato di voler obbligare le piattaforme social a stabilire codici di condotta per regolare le modalità con cui impediscono la diffusione di bufale. Il provvedimento verrà presentato giovedì in Parlamento: nel mirino le fake news riguardanti politica (elezioni in primis) e salute pubblica. Il disegno di legge fa parte di un’ampia repressione normativa da parte dell’Australia a meno di un anno dalle elezioni federali. L’obiettivo di questa norma è evitare problemi sulla salute dei cittadini, con la circolazione di materiale che potrebbe incitare alla violenza e all’odio.
“La disinformazione rappresenta una seria minaccia per la sicurezza e il benessere degli australiani, nonché per la nostra democrazia, società ed economia”, ha affermato il ministro delle Comunicazioni Michelle Rowland. Il dibattito sul provvedimento era già stato registrato nel 2023, poiché il disegno di legge forniva troppo potere all’Australian Communications and Media Authority. Rowland ha affermato che il nuovo disegno di legge specifica che l’autorità di regolamentazione dei media non avrebbe avuto il potere di forzare la rimozione di singoli contenuti o account utente. Il ministro ha inoltre assicurato che la nuova versione invece proteggerà i contenuti professionali, artistici e religiosi.
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Il rischio è quello di censurare legittime convinzioni politiche degli australiani in nome della presunta disinformazione. Combattere la cattiva informazione è un conto, fare sparire delle notizie che potrebbero accendere il dibattito in rete è diverso. E il rischio paventato è concreto, soprattutto se ci sono milioni di dollari di multa come alternativa.
I social network occupano un ruolo rilevante nella strategia del governo australiano. Negli scorsi giorni si è parlato anche della possibilità di introdurre un’età minima per usare le piattaforme. Il primo ministro Anthony Albanese ha confermato di voler presentare una norma per impedire a bambini e adolescenti di non utilizzare Facebook, Instagram o X. Il governo è al lavoro per definire i contorni del provvedimento, il limite per accedere alle piattaforme sarà fissato a 14 o a 16 anni.
Franco Lodige, 13 settembre 2024
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