Socialismo, il “grande abbaglio”: perché preferisco il mercato

Gli scritti di Sergio Ricossa, economista e liberale vero, per leggere il presente

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ricossa libero mercato

Molti imprenditori continuano a confondere il marketing con la pubblicità, o meglio tendono ad indentificare il primo con la seconda, in questo spesso assistiti e indirizzati da presunti esperti di comunicazione. Uno dei principi di fondo per un’azione di marketing è quello di cercare di soddisfare una esigenza o risolvere un problema al cliente che appartiene a quel target potenzialmente interessato ai prodotti e/o servizi che l’impresa propone sul mercato.

A questo punto si prospetta, per qualcuno, la tentazione “di buon cuore” di dare a tutti secondo i propri bisogni, aprendo un fronte utopistico e ideologicamente critico a priori verso l’economia di mercato, rea di non realizzare questo sogno: “Si sente chiedere: ‘non è meglio distribuire le merci secondo i bisogni della gente invece che secondo i soldi della gente, come fa il mercato?’ È una domanda lecita, anzi doverosa; è però anche una trappola. La formula: ‘A ciascuno secondo i suoi bisogni’, è quanto di più seducente si possa immaginare, ma ha il grosso difetto di essere inapplicabile”. (Sergio RicossaStraborghese – 2010 IBL Libri).

Siccome il mercato non sarebbe in grado di garantire il sogno, ci si rivolge ad altri sistemi che promettono il paradiso in terra. Il mercato è imperfetto per definizione, ma “… lo dobbiamo giudicare non in assoluto, bensì rispetto a quel che può sostituirlo, e stando bene attenti alla realtà. […] Infatti, nessuna economia ha una capacità produttiva talmente elevata da consentire che tutti i bisogni di tutti gli individui siano sempre soddisfatti [Ibid].”

L’economia si occupa di allocazione di risorse limitate, e se la decisione di stabilire quali sono i bisogni “importanti”, e come debbano essere distribuiti i beni e servizi per soddisfarli, è lasciata ai governanti pianificatori (ad esempio, in un un sistema centralizzato e collettivistico) i risultati porteranno a distorsioni e corruzione nelle mani di chi governa, e a razionamenti e code per i cittadini. Le code e il razionamento nei regimi autoritari e socialisti collettivistici sono l’altra faccia della medaglia rispetto all’inflazione che si presenta nei paesi ad economia di mercato.

Occorre pertanto selezionare i bisogni, e dire quali vadano soddisfatti per primi, e quali altri debbano aspettare, magari per sempre. Ciò è relativamente semplice nelle economie povere, dove si tratta principalmente di non morire di fame; ma per quanto possa sembrare paradossale, tende a farsi più complicato con l’aumento del grado di sviluppo. Ora, il problema della selezione dei bisogni da soddisfare per primi ha trovato solo due tipi di soluzioni fondamentali: la soluzione politica e quella di mercato. Con la soluzione politica, è un’autorità che decide per tutti, sicché la formula diventa: ‘A ciascuno secondo i bisogni riconosciuti da una autorità politica‘[…]. Con l’altra soluzione, quella di mercato, la formula diventa: ‘A ciascuno secondo le sue preferenze mostrate con la disposizione a pagare di più per soddisfarle [Ibid]'”.

Qui può nascere, nel giovane neofita armato di buone intenzioni, il grande abbaglio: che il pianificatore possa sostituirsi a Dio e che possa decidere la migliore allocazione delle risorse, illudendosi di avere tutti gli elementi per una tale decisione, cosa che invece sa fare meglio il mercato, con la sua apparente confusione di competenze ed interessi, che si intrecciano senza una “suprema regia”.

“Il socialismo, paragonato al capitalismo, si presenta come un sistema economico più razionale, specialmente nella forma tipica della pianificazione centrale affidata a un’autorità dotata di una visione d’insieme. La società capitalistica ammette invece l’assenza di un progetto unitario, di un disegno unificante (a parte alcune ‘regole del gioco ‘eguali per tutti), e favorisce una libertà di iniziativa personale e una pluralità di scopi, di cui diffida il socialismo collettivistico.[…] Nessuno ‘progettò’ il mercato, esso fu il risultato non intenzionale delle azioni indipendenti e perduranti di innumerevoli individui, non uno dei quali aveva la ‘visione d’insieme’ di quanto stava accadendo, ma tutti con la capacità di imparare dagli errori”.(Sergio Ricossa – Passato e futuro del capitalismo – Laterza – 1995).

Errare è umano, ma poi si fanno i bonus 110, l’assenza di liberalizzazioni nei servizi di trasporto, il divieto di affittare quando e come si vuole, la spesa pubblica fuori controllo, etc. Perseverare…

Fabrizio Bonali, 10 ottobre 2023

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