“Finalmente abbiamo la prova che i soldi dei contribuenti americani sono stati usati per finanziare gli eperimenti di ‘arricchimento delle funzioni’ dei virus (gain of functions research) nel laboratorio di Wuhan. Il Nih lo sapeva, prima di tutti, e il dottor Fauci ha ingannato la Commissione, nel migliore dei casi, e nel peggiore ha mentito davanti alla Commissione, quando ha affermato che gli esperimenti finanziati con soldi pubblici non fossero di potenziamento delle funzioni. Adesso stanno cercando di cambiare la definizione di gain of functions. Ma quello che è stato fatto è inequivocabile: hanno preso questo virus mortale e lo hanno reso peggiore modificandolo geneticamente e violando l’accordo alla base del finanziamento pubblico che la EcoHealth Alliance ha incassato”.
Una bomba la dichiarazione del deputato repubblicano James Comer, alto rappresentante della Commissione Vigilanza e Riforme per lo stato del Kentucky, che però non arriva del tutto inaspettata. Visto che da questa estate si dibatte, non solo negli Stati Uniti, della realistica possibilità che la pandemia sia stata causata da un errore umano accaduto in laboratorio. E’ la cosiddetta “lab-leak theory”, che è passata dall’essere il frutto di pericolose idee cospirazioniste, fino a pochi mesi fa, fino ad apparire oggi come “realisticamente plausibile” da parte della comunità scientifica internazionale.
Fauci sbugiardato
Quello che è certo è che la notizia ha assestato un duro colpo anche alla credibilità del potente virologo italo americano Anthony Fauci, direttore di lungo corso del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) e capo della task-force sanitaria della Presidenza degli Stati Uniti. Ed è stato proprio davanti a un altro parlamentare conservatore, il senatore e medico Rand Paul, che Fauci si è speso ostinatamente a negare quello che solo ieri il National Institutes of Health (Nih) è stato costretto ad ammettere: l’aver finanziato esperimenti di manipolazione e potenziamento di virus (Gain-of-function research) in Cina.
Le ricerche degli scienziati sul “guadagno di funzione” nel laboratorio di Wuhan sono state condotte tramite un soggetto intermedio: la potente e ramificata onlus dello zoologo britannico Peter Daszak (di cui ci siamo già occupati tempo fa su questo sito). Il duello Paul-Fauci avvenuto in Commissione al Senato e ripreso dalle tv nazionali era stato epico e si era concluso con la risposta piccata del top immunologo della Casa Bianca: “Senatore Paul, con tutto il rispetto, lei è stato del tutto scorretto: il Nih non ha mai finanziato e non finanzia alcuna ricerca gain of function nel laboratorio di Wuhan”.
Esperimenti a Wuhan coi soldi Usa
Ieri in prima serata Matt Finn, corrispondente di Fox News, ha annunciato, che il Nih, l’Istituto di Sanità americano, ha infine ammesso di aver finanziato con soldi pubblici alcuni limitati esperimenti nel laboratorio cinese di Wuhan per testare se la proteina Spike prodotta dai coronavirus dei pipistrelli potesse essere in grado di attaccare gli esseri umani. In una lettera di due pagine firmata dal vicedirettore dell’istituto Lawrence A. Tabak e indirizzata al parlamentare repubblicano James Comer, l’Istituto afferma che topi di laboratorio infettati con questo virus modificato dei pipistrelli si sono ammalati in modo più grave rispetto a quelli infettati con il virus non modificato. Anche se l’Agenzia dichiara che questo particolare virus più infettivo testato nel laboratorio di Wuhan potrebbe non essere all’origine del Covid-19. Nonostante la similitudine con il Sars CoV-2 sia pari al 96-97% , il Nih sottolinea che “anche il genoma dell’uomo coincide al 96% con quello del nostro più vicino antenato, lo scimpanzé, ma gli uomini e gli scimpanzé si sono differenziati circa 6 milioni di anni fa. Le analisi (genetiche) allegate confermano che i coronavirus da pipistrello studiati attraverso i finanziamenti della Eco Health Alliance potrebbero non essere la fonte originaria del Sars-CoV-2 e della pandemia di Covid-19”. Nella lettera, datata 20 ottobre 2021, si informa la Commissione che la EcoHealth ha cinque giorni di tempo per produrre al Nih “ogni e qualsiasi documento non reso pubblico relativo agli esperimenti e al lavoro condotto”. E si contesta alla EcoHealth, l’azienda no profit con base a New York ma con collaboratori in tutto il mondo e bilanci plurimilionari, di aver girato i finanziamenti provenienti dalle tasche dei contribuenti americani al laboratorio di Wuhan senza essere stata trasparente sugli esperimenti che vi sarebbero poi stati effettuati.
La replica di Fauci
Tutte queste informazioni sono state rese note dopo che la virostar Fauci ha ripetutamente negato davanti al Congresso americano che fondi pubblici fossero stati impiegati per esperimenti “gain of function” in Cina. In particolare durante l’audizione dell’11 maggio 2021 e dello scorso 19 luglio. “Dottor Fauci, consapevole che sia un reato mentire al Congresso, vuole ritirare la sua affermazione pronunciata l’11 maggio in cui sostiene che il Nih non ha mai finanziato esperimenti gain of function a Wuhan?” è stata la domanda rivoltagli dal senatore del Kentucky . E la risposta di Fauci era stata secca e piccata: “Io non ho mai mentito davanti al Congresso e non ritratto quell’affermazione”. Ma a smentirlo ci sarebbe anche il messaggio di allarme speditogli a tarda notte dal virologo Kristian G. Andersen in una mail datata 31 gennaio 2020 e relativo alle inusuali caratteristiche del virus, alcune delle quali apparivano già “potenzialmente ingegnerizzate” (“potentially look engineered”). E ancora non sono state rese note, tra le migliaia di mail arrivate o scambiate nella posta elettronica del dottor Fauci e rese note al pubblico grazie all’accesso al Foia su richiesta della testata BuzzFeed, alcune delle corrispondenze pandemiche più delicate. Tra cui figurano oltre 200 mail intercorse, nel pieno dell’emergenza sanitaria, con il magnate e filantropo dei vaccini Bill Gates.
Oggi decine di scienziati internazionali di massima fama, incluso il capo di Fauci, il genetista Francis Collins – che il 5 ottobre ha annunciato di volersi dimettere entro fine anno da direttore del Nih, dopo oltre 12 anni di servizio a capo dell’Istituto – affermano di non poter convalidare la teoria che la pandemia è stata il risultato di un incidente di laboratorio senza una maggiore collaborazione dal governo cinese. Ma nessuno parla più di ipotesi “cospiratoria”, come ai tempi della presidenza di Donald Trump, bensì la tesi è entrata di diritto tra quelle altamente “probabili” per spiegare l’origine dell’epidemia.
Scardinato il pregiudizio verso la lab-leak theory, resta da fare i conti anche con l’oste, ovvero con la Cina. Emblematico il titolo di editoriale del China Daily di settembre: “Washington deve accettare un’inchiesta approfondita su Fort Detrick e le emergenze collegate”. Il quotidiano cinese si interroga sulla “misteriosa chiusura” di Fort Detrick nello stato del Maryland avvenuta ad agosto 2019 per “motivi di sicurezza”. Non è la prima volta che la stampa cinese si occupa dell’’istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito degli Stati Uniti. Ma stavolta Pechino sembra intenzionata ad alzare il tiro, chiedendo un’inchiesta internazionale sulle origini del virus condotta dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Who). La stessa organizzazione che ha svolto un’inchiesta approdata nel nulla in Cina, capitanata all’epoca da Peter Daszak, e non svolta da “agenzie di intelligence che hanno obiettivi politici predeterminati”. Attualmente “le autorità americane non hanno fornito dettagli sulle ragioni della chiusura di Fort Detrick ma sappiamo che ad ottobre 2019, un paio di mesi dopo la chiusura della struttura, circa 3mila strani casi di polmoniti sono stati segnalati nella contea di Federick, in Maryland, dove il laboratorio è situato”. Si intravede una guerra senza esclusioni di colpi dato che nessuna delle due super potenze vuole intestarsi la paternità del Coronavirus.
Beatrice Nencha, 23 ottobre 2021