Soleimani e non solo: Meloni e Salvini (troppo) divisi

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Ancora non governano insieme. Anche se vorrebbero farlo il prima possibile. Matteo Salvini e Giorgia Meloni, almeno su questo vanno perfettamente d’accordo, sostengono che occorre ridare il prima possibile la parola agli italiani. E i due alleati insieme, secondo i sondaggi, superano il 40 per cento dei consensi a cui sommare il risultato di Forza Italia. Eppure anche da alleati per ora all’opposizione occorre che facciano un po’ di chiarezza. Su alcune questioni fondamentali, delle ultime ore, si sono divisi.

Sul discorso del presidente della Repubblica, Giorgia ha detto che si trattava “di un discorso di alto profilo con obiettivi ambiziosi” mentre Matteo lo ha subito bollato come “mellifluo”. Vabbè possiamo dire che sulle persone e sulle interpretazioni dei loro discorsi la destra avrà ben diritto di mantenere le proprie distanze e giudizi.

Divergenze ben più gravi sull’attacco americano a Soleimani, il generalissimo iraniano: quello che secondo il direttore della Stampa, Maurizio Molinari, aveva in progetto di espandere la mezzaluna sciita a Libano, Siria e Iran, tanto per iniziare. E che con scarsa preveggenza il Times aveva inserito, proprio con Giorgia Meloni, tra le 20 persone che cambieranno il 2020.

Ebbene ieri il giornale di An prima e poi di FdI, il Secolo d’Italia, scriveva: “Qasem Soleimani non era un terrorista. Era un patriota”. In un secco fondino Sottile ha scritto “Quello che gli americani chiamano terrorista, imitati imprudentemente da qualche Pierino italiota, colui che è stato assassinato a Bagdad insieme al capo degli sciiti iracheni era non solo un militare coraggioso, uno stratega, ma addirittura un vero eroe per la larga maggioranza degli iraniani. Non era un criminale che si nascondeva e colpiva gli inermi Soleimani, ma un comandante militare al servizio della sua Nazione”.

Beh, utilizzando i termini di Sottile, tra i Pierini italioti ci deve essere anche il loro alleato Salvini che dopo il raid americano ha subito commentato: “Donne e uomini liberi, alla faccia dei silenzi dei pavidi dell’Italia e dell’Unione europea, devono ringraziare Trump e la democrazia americana per aver eliminato Soleimani uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà”.

Ecco la destra che si candida a governare, è più vicina a Dibba che parla di pagina vergognosa scritta da Trump o è quella che considera l’Iran un pericoloso nemico dell’Occidente? Forse prima di governare insieme e prima di combinare pasticci, converrebbe che si mettano d’accordo e che, come minimo, le loro posizioni non siano così divergenti in materia di politica estera.

Nicola Porro, 5 gennaio 2020

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