Cultura, tv e spettacoli

Son tornati Seymandi-Segre: la storia delle corna non finisce mai

La storia del tradimento della coppia di Torino si colora di nuovi dettagli

Segre Seymandi

La mutazione antropologica della ricchezza, dei ricchi è anche generazionale: da una parte i giovani turchi, gli arricchiti a vent’anni, i rapper inetti che si fanno il dissing, che sarebbe la solita pochade a base di corna in cui non esitano a stritolare le compagne o ex compagne, salvo ammettere, come fa un Tony Effe, che “è tutto finto, serve a vendere”, vendere i prodotti non di prima qualità che sono loro stessi; dall’altra i ricchi novecenteschi, vintage, nei birignano di sempre e un linguaggio purtroppo peggiorato, indice di una subcultura tecnologica mortificante, al limite dell’afasico.

Vedi questi due ultracinquantenni, novecenteschi, torinesi, il Massimo Segre della finanza legata all’informazione e alla politica, e la Cristina Seymandi dell’affarismo che cerca la politica, oggi grillino, domani fratellino o dove conviene: credevate forse alle scintille di un’estate, ho visto lui che sputtana lei, al video maladrino delle corna e “ti lascio libera” nella costernazione generale degli amici, maligni il giusto, novecenteschi il giusto, svenimenti e ripicche, languori tardoromantici e minacce sul mafiosetto andante? Ma i ricchi old school sanno, capiscono, come i ragazzini rampanti, che possono cavarci il possibile e insistono, tornano coi loro sputtanamenti esibiti e lacrimosi, con le loro sparizioni incombenti.

Tornano a parlare e far parlare, lui estromesso non si è ben capito come e perché dal Domani, giornale di sinistra, di giornalisti dalla spiccata coscienza civile, anche in tassì; lei che s’inventa un libro “da devolvere in parte in beneficenza”. In parte? Eh certo, al netto delle spese che poi coprono tutto o quasi, la solita beneficenza promessa, alla Ferragni, che abbiamo imparato a conoscere. Alla fine, giovani rampanti o amanti del secolo scorso, dissing o sputtanescion, resta sempre la solita faccenda delle care vecchie corna: e non se ne vogliono andare, nessuno accetta l’olbio, tutti che cavalcano imbarazzi e malefatte, anche per i prototipi novecenteschi, pare tutta una manfrina, un trucco per vendere i prodotti che sono. Adesso la pronuncia di un giudice un po’ salomonico e un po’ pilatesco: l’ormai famigerato video delle corna della imprenditrice fu commissionato dal banchiere (ho visto lui che filma lei che bacia lui che…) il quale però non è responsabile della successiva diffusione. Ma non l’aveva mostrato lui alla festa di fidanzamento, determinato a trasformarla in pochade o in farsa? Con la fedifraga, presunta fedifraga, neanche questo si è mai capito bene, comunque la mollata, che commenta nello slang di quelli che fanno girare i soldi, le immagini, ma un po’ meno la cultura espressiva: “Tutto questo dovrebbe essere regolamentato, perché altrimenti si generano delle situazioni importanti”. Regolamentato? Un video di tradimenti? Conseguenze importanti? Ma sì, come il lancio di un prodotto, una campagna pubblicitaria, una catastrofe, un male cattivo, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per dire grave, pericolosa, evitabile.

La situazione importante è quella che abbiamo capito: tutto quanto fa spettacolo ed ogni spettacolo fa soldi o almeno punta a farne nella morte post capitalistica e post novecentesca di ogni distinzione, valore, coscienza. Sono in ballo i tradimenti? E va bene, ma almeno vediamo di cavarci il possibile al netto della “beneficenza” devoluta “in parte”, e si poteva anche dire: un tot. Non fanno così anche i padroni del mondo, i Bill e Melinda Gates dei cui divorzi miliardari il mondo parla mentre loro si vendono la beneficenza pubblicitaria che il mondo è tenuto a sapere, ad ammirare? La mutazione antropologica, genetica dei ricchi e cornuti c’è ma più come meccanismo promozionale, diffusionale; oggi più sfrontata anche perché si va perdendo il senso stesso del tradimento. Come diceva una di queste aspiranti di mestiere, contesa tra due rappettari o, se preferite, rimasta incagliata nel dissing: “È difficile parlare di corna se una coppia è aperta”. E siccome tutto è aperto, o, come anche si dice, “liquido” per dire sfuggente, opinabile, inafferrabile, ingiudicabile, allora tutto è possibile e niente è davvero disdicevole. Del dissing dei rapper non importano alla plebe emulativa tanto le implicazioni moralistiche quanto chi la spunta, chi ne esce vincitore e quindi più potente in senso mediatico ovvero affaristico.

Ma anche su questo alla fine cala una pax cornuta perché “è tutta una recita, serve a vendere”; allo stesso modo ci si chiede chi tra la imprenditrice e il banchiere l’abbia avuta vinta veramente, il che è ugualmente difficile da stabilire perché queste corna di risacca non finiscono mai, si ripropongono con nuovi colpi di scena, nuove trovate mediatiche. La sensazione è che nessuno voglia uscirne davvero, anzi che ci sia una sorta di accordo fra tutte le parti in causa per tenerla su il più a lungo possibile. Poi magari va a finire che te li ritrovi reinammorati e perfino in dolce attesa. Di un figlio, o di un disco Come Fedez e Tony Effe, o di qualche misteriosa beneficenza come Fedez e quello del Codacons, il Rienzi col quale si erano scannati per anni, denunciati per anni e hanno finito per abbracciarsi indossando l’uno la maglietta dell’altro. Comunque di un buon affare, a mezzo di giusta visibilità che non deve mai mancare, mai spegnersi, a prescindere, a priori.

Max Del Papa, 30 settembre 2024

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