“Sono guarito, ma sono anche molto Incazzato”. Si è rimesso dalla febbre, Nicola Porro, il conduttore di Quarta Repubblica dopo essere risultato positivo al Covid. Ed esce dal suo isolamento pieno di esperienze da raccontare e opinioni caustiche: “In questa emergenza abbiamo soppresso molto facilmente le nostre libertà individuali ma non la burocrazia dello Stato. Mi chiedo come sia possibile che si faccia di tutto per rallentare la costruzione di un ospedale che in Lombardia – attacca Porro – segna la differenza fra la vita e la morte. Mi chiedo come sia possibile sospendere ogni polemica, come ci chiedono, e non farci nemmeno una domanda sul fatto che siamo il paese al mondo con il più alto numero di morti”.
Ma ecco il racconto di quello che è accaduto al conduttore di Quarta Repubblica dopo il contagio: “Tocchiamo ferro, ma sembra che io sia guarito dal Coronavirus. La temperatura mi è calata: a conti fatti ho battuto il Corona in meno di una settimana. Speriamo che questo dato sia definitivo”.
Porro racconta il suo decorso di cinque giorni: “Ho sofferto, in alcuni giorni di temperatura intensa ho sbarellato, il momento peggiore arrivava la sera, quando dopo le 18.00 la febbre saliva sempre fino a 39 e finivo in uno stato semicomatoso”. Ed ecco i sintomi che ha provato dopo la positività al tampone: “Quello che si prova è molto simile ad una bruttissima influenza. Io l’ho vissuta così”.
Porro si diverte a spiegare del numero impressionante di messaggi che ha ricevuto da aspiranti terapeuti: “Molto mi volevano suggerire rimedi più o meno miracolosi.Mi hanno proposto di tutto: di prendere la curcuma, di magiare le bacche di gogj, di ingerire lo zenzero in pezzi, e soprattutto di prendere la vitamina C. Io ho assunto solo Coca zero”. Porro non ha preso antireumatici, perché, spiega, durante i suoi giorni di malattia “ancora non se ne parlava”.
E aggiunge: “L’unico altro farmaco che ha funzionato è Tachipirina mille, quando devi far calare la febbre”. Ultimo problema: “Sono guarito ma isolato, perché ancora non si sa quando smetterò di essere contagioso.
Ma c’è un oggetto che Porro consiglia a tutti di comprare: “Il Saturimetro. Lo trovate in farmacia, ed è lo strumento più utile: un misuratore digitale che metti al dito, e ti mostra quanto ossigeno hai nel sangue. È l’unico modo per capire se stai rischiando la polmonite, il vero unico grande rischio del Covid”.
Il conduttore di Quarta Repubblica ringrazia i medici dello Spallanzani che li hanno tranquillizzato, ma anche addestrato, spiegandogli: “Non devi mai scendere sotto quota novanta”. Non ci è arrivato mai. Nel suo isolamento Porro non ha mai interrotto la su “Zuppa di Porro”, la sua quotidiana rassegna stampa video, piena di citazioni e di invettive.
Ed ecco alcuni saggi: “Non sopporto la retorica delle “Decisioni coraggiose”. In cosa è coraggioso – si chiude Porro – un ministro che chiude le scuole? In cosa lo sarebbe un premier che chiude le mercerie? E cosa c’è di eroico un ministro dell’interno che emana un regolamento di ordine pubblico? Non scherziamo”. Porro fa
Un esempio per contrario, spiegando cosa non va nella gestione dell’emergenza: “Un mio amico manager, si è messo insieme ad altri suoi colleghi per regalare ventilatori a un ospedale. Ne hanno comprato sei e li hanno donati al Gemelli”. Il bello è che arriveranno prima del previsto, il venti marzo”. Spiegazione: “Li hanno pagati 32mila euro l’uno, ma arrivano in dieci giorni”. Qui Porro si arrabbia: “molte gare della Consip vanno deserte perché si fanno i bandi al massimo ribasso. Nasce così la storia ridicola della mascherine scottex!”.
Ecco l’affondo: “La burocrazia che chiede coraggio agli italiani non rinuncia ai suoi vizi peggiori!”. Spiega Porro: “Durante una emergenza così un respiratore non lo puoi pagare 18.500 euro, al suo valore di costo! È follia”.
Aggiunge il giornalista Mediaset: “Forse non è chiaro cosa sta accadendo: spenderemo almeno 50 miliardi di euro. Il paese è sull’orlo del tracollo: e allora investano un miliardo di euro e comprino tutti i ventilatori che servono”. Porro su questo punto è implacabile: “In un paese che vive sotto coprifuoco tolgono libertà ai cittadini, ma non ci liberano dalla dittatura del tar. È da matti”. E così si torna all’ospedale Lombardo: “Io consiglio a tutti i governatori del nord di associarsi alla Lombardia nel coordinamento di Bertolaso. Facciano quell’ospedale nel minor tempo possibile e se ne freghino di tutto il resto”.