Nel corso di “L’aria che tira”, condotto su La7 da David Parenzo, l’imam della moschea di Segrate, Ali Abu Shaima, ha pesantemente attaccato Matteo Salvini, definendo “una pagliacciata” la manifestazione della Lega, indetta il 4 novembre a Milano, per sostenere i valori di libertà del mondo occidentale. Successivamente, sempre sulla stessa emittente televisiva, nel corso del talk pomeridiano presentato da Tiziana Panella, Carlo Calenda, sicuramente in modo casuale, ha ribadito sostanzialmente lo stesso concetto. Queste in particolare le parole del leader di Azione: “Salvini scorrazza dicendo idiozie, come ha sempre fatto, ma ora è vicepremier. Ho scritto alla presidente del Consiglio Meloni: è necessario che sottolinei che non esista nessuna guerra religiosa.”
La piazza di Salvini
Ebbene, io che non sono mai stato particolarmente attratto da una certa retorica espressa assai spesso dallo stesso vicepremier, ritengo che qualunque siano le sue finalità, gli assurdi rilievi che gli sono stati mossi da questi due personaggi sono da rimandare al mittente, anche in considerazione di ciò che lo stesso Salvini ha scritto in merito sui social: “Quella di sabato 4 novembre a Milano sarà una piazza aperta a tutti, pacifica, solare, con lo sguardo rivolto al futuro. Un’occasione per ribadire l’importanza delle libertà e della democrazia, della lotta al terrorismo, all’antisemitismo e al fanatismo islamista. Le conquiste e i diritti fondamentali che qualificano l’Occidente non possono essere messi in discussione. In un momento di gravi tensioni, l’Italia ha il dovere di rimarcare la propria collocazione fra i Paesi democratici e liberi”.
Perché Calenda sbaglia su Salvini
Ora, se al signor Shaima, che appartiene a quella parte del mondo in cui i diritti civili e la libertà di espressione funzionano abbastanza a singhiozzo, sembra quasi normale stigmatizzare un ministro che intende riaffermare, non la superiorità morale dell’Occidente, si badi bene, bensì le basi delle nostre democrazie liberali, ciò non si può dire per quel genio sempre incompreso di Carlo Calenda, nato e cresciuto al riparo degli stessi valori sostenuti e riaffermati dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
In particolare, mi risulta molto grave il suo tentativo di censurare l’iniziativa leghista, arrivando persino ad interpellare la premier, nella speranza di ottenere una sorta di consenso per questa sua inusitata richiesta. Tutto questo, poi, arriva in un momento nel quale in Italia e in molti altri Paesi del mondo libero si organizzano a giorni alterni manifestazioni contro Israele e in favore dei “liberatori” di Hamas. Proprio non ci siamo, caro Calenda.
Claudio Romiti, 28 ottobre 2023