Cultura, tv e spettacoli

“Sono tutti del Pd…”. E Sgarbi distrugge Sanremo

Il sottosegretario alla Cultura si scaglia contro la prima serata del Festival

Pubblichiamo il commento, breve ma caustico, che il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, ha consegnato oggi sulla prima puntata del Festival di Sanremo di ieri sera che ha visto protagonisti Amadeus, Chiara Ferragni, i cantanti in gara e Gianni Morandi. 


Popolare e populista, ma indifferente alla volontà degli elettori, Sanremo apre con tre simpatizzanti del Partito democratico: Mattarella che vi fu iscritto, Benigni che prese in braccio Veltroni, Morandi che ha sempre votato Pci e Pd. A Sanremo cambiano solo i vestiti dei cantanti.

Vittorio Sgarbi, 8 febbraio 2023


Per approfondire:

Guarda il video di Giuseppe Cruciani su Paola Egonu:


Qui sotto un assaggio dell’imperdibile resoconto sulla prima puntata del Festival firmato dal nostro Max del Papa:

“Ferragni? Tanto sfarzo frana miseramente sulla scena, con un monologo di infantile egocentrismo, e fuori di scena, letteralmente osceno se vogliamo scomodare Carmelo Bene, se c’è da rispondere a una domanda sul marito che scrive canzoni sulle donne al guinzaglio mentre lei pretende di difenderle. Manichinale e manicomiale in quel delirio onanistico, recitato con pathos contabile, lacrime cinesi comprese. Mentre assisto, imbarazzato io per lei, quasi sgomento, mi arriva un messaggio: “La Ferragni è pazza?”. Parliamo della pazzia alienata e alienante dei dittatori in delirio di onnipotenza. She Is Crazy, ma è il gioco ipocrita del festival cui non si sottrae il nostro presidente, ubiquo quanto Zelensky: forse le foto con i Ferragnez al gran premio erano più propedeutiche che innocenti.

Ed eccoci alla funzione di questo Sanremo che rileva come avanguardia-retroguardia del pensiero unico moralisticamente corretto, cinghia di trasmissione con l’Unione europea che vuol girare la testa agli europei come predicano i vari Timmermann, Schwaab e Ursula. Diciamo un ambasciatore televisivo, spettacolare del progressismo revisionista che ha definitivamente rinunziato a qualsivoglia velleità canterina, artistica per abbracciare la causa post occidentalista dell’agenda gender e green. Di questo si parla, giocoforza, più che delle baggianate selfistiche di apprendisti o vecchie glorie”.

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