Cronaca

“Sono un capitano di yacht. Il Bayesian? Vi spiego come stanno le cose”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera sul naufragio di Palermo, l’affondamento del natante e il futuro delle navi di lusso

comandante nave naufragio palermo © ssuni tramite Canva.com

Buongiorno, ho letto sul vostro sito l’articolo dal titolo ‘Nulla sarà più come prima’. Un capitano rivela: il Bayesian stravolgerà gli yacht”.

Ora, in questi giorni non si fa che parlare di questo tema, ogni individuo ha espresso il suo diritto di parola su un tema su cui in realtà nessuno sa assolutamente nulla: ecco l’opinione dell’amministratore della società proprietaria di Perini navi, poi lo skipper oceanico, l’ingegnere esperto di fluidodinamica, l’architetto, il broker, l’assicuratore e un sacco di altre figure. Pochi hanno evitato di speculare su questa faccenda quando l’unica cosa da dire era “non so”, “non c’ero”, “aspettiamo di sapere qualcosa”.

Ora, io sono un comandante di yacht, lavoro da 18 anni con lo stesso armatore su 4 unità diverse ed è in arrivo la quinta, ho iniziato il mio percorso a 16 anni andando a trascorrere le mie vacanze estive facendo il marinaio apprendista. Mentre i miei coetanei andavano a ballare, io facevo la gavetta e tutti i vari step necessari per arrivare dove sono ora. Da più di trent’anni navigo senza incidenti. Per fortuna.

Sinceramente, questo articolo mi ha un po’ disturbato. È vero che gli yacht sono cresciuti in dimensioni e che si sia curato molto più l’aspetto legato al comfort e al lusso che l’efficienza e la sicurezza. Ed è anche vero che un tempo molti, non tutti, i comandanti venivano dal mercantile. Va detto però che per quanto riguarda il primo argomento le responsabilità sono più in capo ai cantieri, che non danno troppa importanza alle nostre segnalazioni ma seguono le opinioni degli armatori. I quali non conoscono la nautica e spesso pretendono di allestire uno yacht senza avvalersi di un comandante esperto o di un surveyor (a cui peraltro viene spesso limitato l’accesso al cantiere durante le fasi produttive). Inoltre, spesso presentano pretese assurde ed i cantieri tendono ad accontentarli anziché consigliare alternative.

In merito all’esperienza dei comandanti (fermo restando che ad oggi non esiste alcuna ragione per ritenere il comandante dell’unità affondata un incapace o un irresponsabile o per affermare che abbia commesso degli errori) vorrei fare presente che lavorare nel diporto e nel mercantile sono due mestieri totalmente differenti. Se è impossibile che un comandante passi dal diporto al mercantile, è abbastanza frequente che accada il contrario e molto spesso in quest’ultimo caso i capitani si dimostrano inadeguati al ruolo per tutta una serie di ragioni. Inoltre una nave a vela di 56 metri va considerata come un’unità relativamente piccola. Questo discorso si potrebbe fare per il Dilbar, tanto per citarne una, ma non per il Bayesian.

La normativa in Italia è stata rivista da poco tenendo presente le necessità del mercato e semplificando alcune questioni relative all’accesso agli esami. Ma vi garantisco che i titoli non sono regalati e, considerando che ogni anno gli incidenti sono pochi, pochissimi se si considerano gli yacht con equipaggi professionali, credo che nel complesso le cose vadano bene così. Poi tutto è migliorabile ma non c’è alcuna emergenza ed alcuna urgenza di cambiare le regole.

È successo un fatto spiacevole. Sfortuna? Errori? Problemi strutturali? Nessuno lo sa. Se ogni volta si dovessero cambiare le norme per un fatto di cronaca, dove andremo a finire? Allora dopo l’incidente della Costa Concordia si sarebbe dovuta rivedere la normativa sui titoli del mercantile: non era forse Schettino un comandante esperto?

Un po’ di rispetto per cortesia per chi fa un mestiere difficile, privante, pieno di responsabilità e che ha dovuto affrontare un percorso formativo per arrivare dov’è.

Grazie per l’attenzione.
Saluti

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