“Sono un pentito dell’auto elettrica. E vi spiego perché”

Un automobilista ritorna all’endotermico (ibrido) e mette in fila tutte le note negative dei mezzi a batteria

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Auto elettrica

Lo avevamo scritto qualche giorno fa: non sono pochi i possessori di auto elettriche che decidono, dopo averla provata, di tornare al motore endotermico. Secondo un sondaggio della McKinsey a livello mondiale, infatti, tre proprietari di auto elettriche su dieci si pentono della loro scelta e vorrebbero tornare alla cara vecchia benzina. Possibile?

Sì. E il perché, anzi: i perché, al plurale, li ha messi nero su bianco un possessore di auto a batteria al portale vaielettrico.it che dopo tre anni “e molte riflessioni” ha acquistato un endotermico ibrido. “Nonostante sia una persona che ama la tecnologia ed apprezza il livello di sofisticazione di questa nuova generazione di auto, posso affermare di essere pentito”, spiega elencando tutte le note dolenti dei mezzi a ricarica.

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Primo problema: il costo della ricarica, che ormai si avvicina – almeno alle colonnine sulla strada – ai prezzi di diesel e benzina. “Nonostante abbia la fortuna di avere una casa con impianto fotovoltaico ed accumulo spesso ho utilizzato la vettura per viaggi lunghi – spiega Alessandro – E quindi ho usufruito delle colonnine di ricarica, cercando di sfruttare gli abbonamenti che offrivano i vari gestori. Purtroppo la corsa a rialzo è stata inesorabile. Sono partito con offerte che mi consentivano di ricaricare a circa 0,31 €/kWh. Oggi difficilmente si riesce a scendere sotto 0,50 €. Ci stiamo avvicinando rapidamente al costo di benzina e gasolio. Quando si parla di gestori che vendono il kWh a 0,99 siamo già oltre”.

Secondo problema: l’autonomia. “Mi è capitato di dover gestire un’urgenza al ritorno di un viaggio durante il quale la batteria si era scaricata quasi del tutto – racconta Alessandro – Fortunatamente non è l’unica macchina che possiedo e solo per questo motivo ho potuto risolvere il problema. L’entusiasmo di poter guidare un’auto tecnologicamente avanzatissima mi ha fatto sottovalutare il problema della programmazione dei viaggi”.

Terzo: non è una guida serena. Sarà anche vero che “programmare i viaggi” è tecnicamente possibile, ma la vita degli italiani (e non solo) è compatibile oggi con questo tipo di obbligo? Secondo Alessandro, no. “Dopo tre anni posso confermare che viaggiare in elettrico non è paragonabile alla serenità di un viaggio con una endotermica – spiega – Anche sfruttando tutti gli ausili di aiuto alla programmazione viaggi come le applicazioni o i navigatori dell’auto che ti aiutano a gestire le ricariche. Mia moglie si rifiuta categoricamente di intraprendere un viaggio lungo da sola per non dover gestire tutte le problematiche che conosciamo relative alla ricarica. Come colonnine occupate, non funzionanti, che non si interfacciano con l’applicazione, ecc”. Capito?

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