In una sua famosissima citazione il Siddharta Gautama, meglio conosciuto come Buddha, afferma: “Tre cose non possono essere nascoste a lungo: la Luna, il Sole e la Verità”. E alla fine, e non poteva essere altrimenti, molti nodi vengono al pettine. In questo caso i nodi da districare sono i numeri sulle vittime della guerra in corso sparati da Hamas e dati per buoni e indiscutibili da tutti.
Numeri che sono serviti agli antisionisti antisemiti di tutto il mondo, in particolare a quelli mascherati da studenti, che con questa scusa hanno bloccato le più importanti università al mondo per esternare quello che hanno sempre avuto nelle loro anime.
E non ha importanza la loro pozione ideologica, a destra, estrema, o a sinistra, quasi tutta, questi soggetti, almeno per una volta, si sono trovati d’accordo su qualcosa: accusare Israele. Noi ebrei abbiamo il pregio di mettere d’accordo gente che su altri argomenti è, ed è stata, capace di tutto.
Numeri che sono serviti a molti professori di quei soggetti mascherati da studenti, probabilmente interessati più ai finanziamenti e ai bonus che si potevano ricavare dalle donazioni miliardarie che in questi anni sono arrivate da diverse nazioni, Qatar in testa, che non a insegnare un po’ di cultura al pubblico di ignoranti.
Quelli descritti sopra e che invece delle aule affollano i giardini dei campus con la chitarra e la canna in mano. Con l’immancabile kefiah al collo.
Numeri che sono serviti alla quasi totalità delle testate giornalistiche internazionali, sia televisive sia su carta, e anche sui siti internet per accusare lo Stato Ebraico e metterlo, sempre e comunque, sul banco degli imputati.
Numeri che sono serviti all’Unione Europea, soprattutto a Josep Borrell, l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che un giorno sì e l’altro pure li ha urlati ai quattro venti.
Numeri che sono serviti ad António Guterres, il segretario dell’Onu, e all’assemblea generale delle Nazioni Unite, che, dimenticandosi il 7 ottobre 2023, non hanno avuto altro da fare che condannare Israele in continuazione e dare un premio al terrorismo riconoscendo, andando contro il suo stesso statuto, uno Stato Palestinese che non ha alcun confine riconoscibile.
Numeri che sono serviti all’amministrazione Biden – Blinken – Obama che li ha usati come motivazione principale per rallentare l’azione dell’esercito israeliano, che se avesse avuto mano libera avrebbe finito l’operazione già da parecchi mesi, e rallentare, se non fermare del tutto, gli aiuti militari a Israele che, è quanto mai doveroso ricordarlo, in questa guerra è l’aggredito.
Numeri che sono serviti al Sud Africa per accusare Israele di genocidio davanti alla Corte dell’Aja e che sono serviti alla stessa Corte per formulare una sorta di sentenza della quale, alla fine, nessuno ha capito niente.
È bastata comunque l’accusa di genocidio perché la stessa diventasse una sentenza subliminale e un mantra che viene ripetuto in tutte le manifestazioni del mondo anche se Joan Donoghue, la giudice che ha presieduto la Corte all’Aja, ha detto durante un’intervista alla BBC che non è mai stato stabilito che fosse “plausibile” l’affermazione del Sudafrica secondo cui Israele stava commettendo un genocidio a Gaza.
La giudice ha anche affermato che questo (il genocidio) è stato falsamente riportato da numerosi politici e diplomatici e da un’enorme quantità di reportage giornalistici che hanno interpretato la sentenza senza attenersi al testo.
Poi qualcosa è cambiato. David Adesnik, il presidente del Foundation Defence of Democracies, in un suo articolo, pubblicato sul sito del Wall Street Journal il 4 aprile 2024 e sul cartaceo il giorno seguente, dal titolo Hamas Casuality number games, non solo metteva in dubbio i numeri ma metteva sotto accusa l’amministrazione Biden che aveva sempre preso i dati forniti da Hamas come fossero oro colato.
Questo articolo, vista l’autorevolezza di chi lo ha scritto e l’importanza della testata che lo ha pubblicato, ha aperto le porte alla possibilità di revisione dei dati, e ora? Finalmente le Nazioni Unite (Onu) hanno rivisto le loro stime sulle vittime civili a Gaza tagliando le cifre di quasi il 50%.
Questa decisione fa seguito alla rivelazione secondo cui i dati iniziali si basavano in gran parte sulle informazioni fornite dal Ministero della Sanità palestinese, controllato da Hamas. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha annunciato una significativa riduzione delle sue precedenti stime sulle vittime civili a Gaza. Inizialmente, secondo un report datato 6 maggio 2024, le Nazioni Unite citavano le cifre di circa 9.500 donne e 14.500 bambini uccisi dall’inizio del conflitto. Tuttavia, un successivo rapporto pubblicato l’8 maggio ha drasticamente rivisto queste cifre al ribasso.
Secondo l’ultimo rapporto, nel conflitto sono stati uccisi circa 4.959 donne e 7.797 bambini. Questa revisione sottolinea le sfide legate alla raccolta di dati accurati nelle zone di conflitto, in particolare quando si fa affidamento su fonti che potrebbero avere interessi di parte.
L’Onu ha riconosciuto che il suo affidamento iniziale sui dati del Ministero della Sanità palestinese, amministrato da Hamas a Gaza, ha contribuito a gonfiare le cifre.
Pertanto, a questo punto, dopo la revisione dei dati da parte dell’Onu, per le accuse di genocidio chiediamo agli accusatori, per esempio, dove erano durante il genocidio in Ruanda dove, secondo le stime di Human Rights Watch, dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994, vennero massacrate almeno 500.000 persone. Le stime sul numero delle vittime di quello che è stato un vero genocidio in Ruanda, sono tuttavia cresciute fino a raggiungere cifre dell’ordine di circa 800.000 o 1 milione di persone. Non si ricordano cortei e occupazioni di università in quell’occasione. Oppure c’è da chiedersi come mai nessuno, ma proprio nessuno, chieda alla Turchia di ammettere la verità sul genocidio armeno. Anche in questo caso nessuna manifestazione.
In ogni caso il numero delle vittime civili palestinesi, dolorosissime, sono comunque in media, o sotto la media, rispetto ad altre guerre. In Ucraina per esempio i russi hanno ucciso un numero maggiore di civili per combattente rispetto a ciò che è accaduto fino ad ora nella Striscia di Gaza, e anche se Putin non può uscire dalla Russia perché verrebbe arrestato, non abbiamo visto occupazione di atenei a favore della popolazione civile ucraina.
In reazione alle cifre riviste, i funzionari israeliani hanno ribadito le preoccupazioni di vecchia data sulla manipolazione dei dati delle vittime da parte di Hamas a fini di propaganda e hanno sostenuto che i numeri gonfiati non riflettono la realtà sul campo e sottolineano la necessità di una verifica indipendente.
Ora, fermo restando che le vittime civili sono il capitolo più doloroso all’interno delle tragedie belliche, i nuovi numeri, al contrario di ciò che si è ostinatamente voluto far credere, sono la prova che i civili palestinesi non erano e non sono mai stati l’obiettivo dell’esercito israeliano che, e questo è confermato anche da fonti esterne, ha sempre fatto di tutto per evitare nel limite del possibile tutti i danni collaterali.
Qualcuno sicuramente obietterà che anche i numeri rivisti sono terribili, e io gli do ragione. Sono terribili. Donne e bambini in guerra, ma civili in generale, sono la parte più dolorosa da dover affrontare. Io però voglio ricordare a quel qualcuno che erano civili anche i giovani che stavano ballando al Nova Festival, erano civili gli abitanti dei kibbutz e i cittadini di Sderot, erano civili le donne e le ragazze israeliane stuprate e fatte a pezzi, erano civili le donne israeliane stuprate davanti ai loro figli e ai loro mariti per poi essere uccise e bruciate, erano civili i bambini e i neonati israeliani bruciati vivi dentro i forni delle cucine delle loro case.
Soprattutto a quel qualcuno voglio ricordare che Israele non ha cercato questa guerra, è stata Hamas a farlo e, a prescindere dai tragici numeri, voglio ricordare a quel qualcuno che parte della popolazione civile della Striscia di Gaza, quella che ora è ridotta in condizioni pietose, il 7 ottobre 2023, mentre Hamas massacrava senza pietà, prendeva parte alle uccisioni e depredava tutto ciò che poteva mentre il resto di quella stessa popolazione distribuiva dolci nelle strade come fosse stata una festa popolare al ritmo di Allah akbar. A quel qualcuno voglio ricordare che non puoi scatenare una guerra e poi nasconderti dietro ai tuoi civili con la speranza che il mondo fermi colui che, a tutti gli effetti, è la parte offesa.
Michael Sfaradi, 17 maggio 2024
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