Esteri

La guerra in Ucraina

Sorpresa: ora l’Ucraina vuole le bombe “sporche”

L’Ucraina ha richiesto agli Stati Uniti l’invio di munizioni e bombe a grappolo, vietatissime da oltre 120 Paesi

Dopo l’invio di un nuovo pacchetto di armi, dal valore di 400 milioni di dollari, non si ferma il sostegno americano al governo di Kiev. Questa volta, però, le richieste arrivano direttamente dall’Ucraina, e non riguardano i tanto agognati jet o droni occidentali, ma addirittura l’MK-20, un tipo di bomba a grappolo già utilizzata dai russi sul campo di battaglia. Questo in aggiunta ai proiettili a grappolo di artiglieria da 155 mm, già richiesti nei giorni scorsi all’alleato atlantico.

Eppure, le bombe a grappolo sono vietate da oltre 120 Paesi, e fu la stessa Mosca a finire sul banco degli imputati per il loro utilizzo già a partire dalla prima parte del conflitto. Nella fattispecie, l’MK-20 richiesto sarebbe in grado di rilasciare più di 240 submunizioni simili a freccette o bombette. Secondo i vertici di Kiev, la fornitura sarebbe indispensabile per continuare la resistenza della città di Bakhmut.

Proprio nella serata di ieri, Zelensky ha ordinato l’evacuazione dei bambini dalla città; entrambi gli schieramenti sono a corto di armi e munizioni, tant’è che l’intelligence britannica ha rivelato, poche ore fa, di come la Russia stia utilizzando carri armati vecchi di 60 anni; il gruppo Wagner tentenna nel cantare vittoria. Insomma, la situazione sul campo rimane estremamente incerta, e l’invio di bombe a grappolo potrebbe ulteriormente aggravare quella che oggi non è più una città, ma un cumulo di macerie.

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Il nocciolo della questione, però, rimane appunto il divieto di produzione, uso e stoccaggio di munizioni a grappolo adottato da 123 Stati nel 2008, tra cui la maggior parte dei 28 membri della Nato. Stati Uniti, Russia e Ucraina hanno però rifiutato di aderire. Dare agli ucraini “un’arma vietata minerebbe però la loro autorità morale in un modo che Putin sfrutterebbe”, ha affermato Tom Malinowski, un ex membro del Congresso che ha servito come alto funzionario del Dipartimento di Stato per i diritti umani. Ed è proprio su questo punto che la Casa Bianca starebbe tentennando nel loro invio, anche perché dal 2009 la legge americana vieta le esportazioni di munizioni a grappolo statunitensi.

La fornitura, inoltre, andrebbe inesorabilmente a gravare i circa 174mila chilometri quadrati di territorio – ovvero praticamente un terzo dell’Ucraina – contaminati da mine antiuomo o altri residuati bellici esplosivi, tra cui spuntano anche le bombe a grappolo

Il doppiopesismo è sotto tutti i punti di vista: perché quando le utilizzavano i russi si trattava di un crimine di guerra, mentre per gli ucraini la notizia passa in sordina? Non significa in alcun modo supportare la causa russa o l’aggressione indiscriminata da parte di Vladimir Putin. Al contrario, significa riportare oggettivamente le cronache di una guerra, dove entrambi i belligeranti (e pure l’Occidente) paiono essere assuefatti dalla propria propaganda. E il mainstream, molte volte, ne è risultato essere complice.

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