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Sorpresa! Prodi ha tirato i capelli a sua insaputa

Per il Professore una linea difensiva catastrofica, che cambia ogni quarto d’ora: “Ho trasportato quel gesto…”

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Un caso aperto da cinque giorni, una “linea difensiva” cambiata ogni quindici minuti e delle scuse che praticamente non sono mai arrivate. Il caso Romano Prodi continua a tenere banco e non potrebbe essere altrimenti. Il caso è ormai noto a tutti: a margine della presentazione del suo ultimo libro, il guru della sinistra ha tirato i capelli alla giornalista di Quarta Repubblica Lavinia Orefici, rea di aver fatto una domanda scomoda sul Manifesto di Ventotene. Anche quanto successo dopo lo conoscete: la cronista bollata come bugiarda, le difese a spada tratta nei confronti del Professore e i soliti teatrini a cui ci ha abituati la sinistra. Ma concentriamoci su Prodi e sul suo comportamento.

Prodi ha presentato più versioni negli ultimi cinque giorni, ma con un unico obiettivo: negare l’evidenza. Andiamo per gradi. Sabato, subito dopo l’interazione con Lavinia Orefici, il Professore ha fatto passare la giornalista per bugiarda: lui non ha tirato i capelli a nessuno, ma ha messo solo una mano sulla sua spalla. Un gesto bonario, da nonno. Una cazzata.

Andiamo avanti. Nonostante la diretta interessata avesse smentito la sua versione (farlocca), Prodi ha fatto anche lo splendido. Intercettato dai giornalisti a margine di un’altra presentazione del suo “imperdibile” libro, l’ex presidente del Consiglio ha ironizzato: “Figurati se parlo con una giornalista, dopo dicono che l’ho stuprata”. In buona sostanza, la giornalista di Quarta Repubblica secondo lui aveva esagerato.

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Una volta mandati in onda i video da Quarta Repubblica e Di Martedì, anche quando la tirata di capelli era visibile a occhio nudo, Prodi ha tenuto la barra dritta. Nessuna scusa nei confronti di Lavinia Orefice, nessun passo indietro sulle tante bugie dette. Anzi ha rilanciato. Il guru della sinistra ha glissato la questione in un suo intervento a Bruxelles dopo aver incontrato la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola: “Non c’è proprio niente da chiarire. Se si vuole creare l’incidente nei confronti di un vecchio professore, lo si faccia pure. E io gioisco. Il tempo chiarisce tante cose. Si scambia l’affetto con l’aggressione”. Incredibile: era solo affetto. Geniale. O preoccupante. Scegliete voi.

Forse convinto da qualcuno a riconoscere l’errore, dopo qualche ora Prodi ha deciso di firmare una nota per provare a mettere la parola fine alla vicenda. Senza mai chiedere realmente scusa, il Professore ha farfugliato qualche parola e si è inventato una storia incredibile: “Il gesto che ho compiuto appartiene ad una mia gestualità familiare. Mi sono reso conto, vedendo le riprese, di aver trasportato quasi meccanicamente quel gesto in un ambito diverso. Ho commesso un errore e di questo mi dispiaccio. Ma è evidente dalle immagini e dall’audio che non ho mai inteso aggredire, né tanto meno intimidire la giornalista”. Non pago, ha rivendicato “la propria storia e la propria onorabilità” affermando di “non accettare” strumentalizzazioni. Come se un’intera vita non contasse, come se il futuro non esistesse”.

Scusate: ma cosa vuol dire che si è reso conto “di aver trasportato quasi meccanicamente quel gesto in ambito diverso”? Che il braccio si è mosso da solo? Che non era lui a gestire la mano? Sembra quasi che dica: ho tirato la ciocca a mia insaputa. Forse sì, o magari è solo consigliato male. Ma Prodi avrebbe forse fatto meglio banalmente a chiedere scusa. Più per la bugia (che metteva in dubbio la parola di Lavinia Orefici) che per il gesto in sé.

Franco Lodige, 27 marzo 2025

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