Conclusioni
L’evidenza di questi numeri, che sono consolidati, mostra che il booster con Omicron non porta alcun sostanziale beneficio in termini di protezione al contagio nelle fasce di età 12-39 e 40-59 e 60-79.
Assodato che Omicron aggira chiunque, e che quindi la probabilità di essere contagiati è sostanzialmente equivalente per tutti, non vaccinati e vaccinati di qualunque tipologia, i rischi, una volta verificata la positività, risultano addirittura aumentati per chi ha fatto la 3° dose rispetto a chi ha fatto le due dosi anche da molto tempo; questo vale per tutte le fasce d’età prese in considerazione, eccezion fatta per la fascia 80+, in particolare perché aumentano il rischio ospedalizzazione per le fasce 12-39 e 40-59 (in quest’ultima addirittura il rischio di essere ospedalizzati dopo essere stati contagiati è paragonabile anche a quella dei non vaccinati), ed anche il rischio di morte da contagiati e/o ospedalizzati per le fasce 40-59 e 60-79 è più alto per chi ha scelto di fare il booster rispetto a chi non l’ha ancora fatto.
Come sta emergendo sia dalle evidenze dei paesi che prima dell’Italia hanno spinto le 3e dosi (Israele e UK su tutti), anche i dati italiani mostrano in maniera evidente che le terze dosi per le fasce d’età medio giovani (ma anche la 60-79), con Omicron che imperversa, sono DANNOSE.
Il compito di chi raccoglie ed elabora i numeri epidemiologici nazionali, nel momento in cui la politica cerca di capire quali possono essere le azioni da intraprendere per il bene della popolazione, sarebbe quello di dare indicazioni anche quando queste derivano da numeri che smentiscono le strategie prese in un momento nel quale i numeri non c’erano ancora. Chi fornisce questi numeri ha tutti gli strumenti per trarre le stesse conclusioni che emergono da questa nostra analisi, anzi: gli statistici dell’ISS hanno sicuramente più dati di quelli ai quali abbiamo noi accesso e possono essere ancora più veloci di noi nel riconoscere queste evidenze.