Sorvegliare e Punire, Nascita della Prigione (Michel Foucault)

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Sorvegliare e punire Michel Foucault

Non bisogna usare il lockdown come una clava politica, ha recentemente detto un serio e preparato scienziato, Francesco Vaia dello Spallanzani. E adesso beccatevi una lunga citazione dal libro di Michel Foucault, Sorvegliare e Punire, Nascita della Prigione. Un titolo che già fornisce un’idea di ciò di cui stiamo trattando: la situazione attuale, benché il libro sia stato scritto nel 1975.

“Se è vero che la lebbra ha suscitato i rituali di esclusione, che hanno fornito fino ad un certo punto il modello e quasi la forma generale della Grande carcerazione. La peste ha suscitato gli schemi disciplinari. Piuttosto che la divisione massiccia e binaria tra gli uni e gli altri, essa richiama separazioni multiple, distribuzioni individualizzanti, una organizzazione in profondità di sorveglianze e di controlli, una intensificazione ed una ramificazione del potere”. Ditemi se non vi suona vicino con la peste di questi giorni e cioè il Covid.

E ancora. “Il lebbroso è preso in una pratica di rigetto, dell’esilio-clausura; lo si lascia perdersi in una massa che poco importa differenziare; gli appestati vengono afferrati in un pericoloso incasellamento tattico, in cui le differenziazioni individuali sono gli effetti costrittivi di un potere che si moltiplica, si articola, si suddivide”.

Arriviamo così alla frase chiave che descrive anche la nostra piccola cronaca: “La grande reclusione da una parte, il buon addestramento dall’altra. La lebbra e la sua separazione. La peste e le sue ripartizioni. L’una è marchiata; l’altra analizzata e ripartita. Esiliare il lebbroso e arrestare la peste non comportano lo stesso sogno politico. L’uno è quello di una comunità pura, l’altro quello di una società disciplinata. Due maniere di esercitare il potere sugli uomini, di controllare i loro rapporti, di sciogliere i loro pericolosi intrecci. La città appestata tutta percorsa da gerarchie, sorveglianze, controlli, scritturazioni, la città immobilizzata nel funzionamento di un potere estensivo che preme in modo distinto su tutti i corpi individuali è l’utopia della città perfettamente governata”. La peste, la lebbra, il Covid, l’orrore di una malattia che si fa legge.

Nicola Porro, Il Giornale 21 febbraio 2021

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