Nascite al palo

Sostituzione etnica? Pure la Cgil scopre le culle vuote

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La scelta del governo sulla politica in grado di favorire la natalità è giusta e necessaria. Interessante una ricerca realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, della Cgil. Secondo lo studio, tra 20 anni le persone in età da lavoro, tra i 15 e i 64 anni, saranno, 6,9 milioni in meno rispetto a oggi, mentre il numero degli anziani crescerà di 4,8 milioni. “Un calo demografico insostenibile – avverte il presidente Fulvio Fammoni – che, se non contrastato con interventi immediati, prospetterebbe un futuro di declino cui non ci si può rassegnare”. E proprio per contrastare il fenomeno, l’attuale saldo migratorio dovrebbe aumentare di almeno 150mila persone l’anno.

La politica pro natalità è un bene per tutti

Di recente è sorta una polemica non necessaria e controproducente dal punto di vista sociale sulla politica per l’incremento delle nascite. La salvaguardia della procreazione non dovrebbe avere bandiere di partito. Come evidenziavo nel mio precedente articolo su questo tema, dopo tanti anni senza politiche specifiche dedicate alla natalità, Giorgia Meloni e la sua coalizione avviano un processo rigenerativo sia dal punto di vista della crescita demografica che da quello dell’economia reale, elementi che viaggiano di pari passo. Tornando alla ricerca, la diminuzione della popolazione è un fenomeno ormai consolidato con evidenti ricadute anche sul mercato del lavoro, sottolinea l’indagine e puntualizza che tutto questo accade mentre il meccanismo che alimenta la crescita della popolazione “si è arrestato: il saldo naturale è negativo, mentre il saldo migratorio è positivo, ma del tutto insufficiente a compensare quello naturale. Un apporto aggiuntivo al saldo migratorio di 150mila persone all’anno consentirebbe in 20 anni di mitigare la diminuzione della popolazione totale e ridurrebbe il calo previsto della popolazione attiva”.

Per approfondire

“Non esiste un’unica leva – chiarisce Fammoni -, ma più fattori non contrapponibili fra di loro su cui intervenire. La ricerca infatti propone dati e idee di possibili interventi per ridurre in modo accettabile il calo della popolazione in età da lavoro, estendendo a tutti diritti e opportunità e garantendo al Paese la possibilità di sviluppo economico e sociale”.

Cosa vogliono i giovani

Già in passato Papa Francesco invitò la politica a concentrarsi maggiormente su questo argomento. Di seguito alcune dichiarazioni rilasciate il 14 maggio 2021 dal Santo Padre: “Ringrazio tutti voi, che oggi riflettete sul tema urgente della natalità, basilare per invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano. Ed è bello che lo facciate insieme, coinvolgendo le imprese, le banche, la cultura, i media, lo sport e lo spettacolo”.

E ancora: “In realtà ci sono molte altre persone qui con voi: ci sono soprattutto i giovani che sognano. I dati dicono che la maggior parte dei giovani desidera avere figli. Ma i loro sogni di vita, germogli di rinascita del Paese, si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio: solo la metà dei giovani crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita. L’Italia si trova così da anni con il numero più basso di nascite in Europa, in quello che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata. Questo nostro Paese, dove ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti, nel 2020 ha toccato il numero più basso di nascite dall’unità nazionale: non solo per il Covid, ma per una continua, progressiva tendenza al ribasso, un inverno sempre più rigido”.

Chiudo con una piccola riflessione. Benessere economico ed aumento demografico sono due elementi complementari. Invito tutte le forze politiche, soprattutto quelle dell’opposizione a sostenere le proposte a tutela delle nascite, semplicemente perché rappresenta la “vita” ed il bene di tutti e per ciascuno.

Carlo Toto, 29 aprile 2023

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