Comunque, per quanto la parola “sostituzione etnica” possa non essere quella più azzeccata in termini di comunicazione (si poteva immaginare che avrebbe suscitato un coro di polemiche e le solite strumentalizzazioni), non dovremmo avere paura di parlarne, discuterne, perché è proprio quello che l’Inps, con Tito Boeri prima e Pasquale Tridico oggi, senza dichiararlo di fatto suggeriscono da tempo dicendoci che “sono i migranti a pagarci le pensioni” e dunque a “salvare il paese” (cosa al momento non vera visto che la stragrande maggioranza dei migranti regolari lavora in nero o ha redditi estremamente bassi, ma ammettiamo che sia così).
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Ora, se questa è la strategia alla quale secondo alcuni dovremmo ricorrere per “salvare il paese”, poiché i migranti che arrivano ad un certo punto invecchieranno e inizieranno anche loro a ricevere la pensione, è evidente che avremo bisogno di un afflusso continuo, sistematico di persone straniere che sostengano la nostra previdenza. Il che rappresenterebbe indubitabilmente una modifica strutturale e permanente della composizione etnica del Paese. Strategia legittima per carità ma che andrebbe dichiarata apertamente. Senza nascondersi dietro le parole.
Invece, guarda caso, quanti sostengono l’immigrazione incontrollata spesso ricorrendo alle teorie dei sopracitati presidenti dell’Inps, sono gli stessi che poi si scandalizzano se qualcuno evoca apertamente lo scenario che questi evocano ma ben si guardano dal dichiarare.
Francesca Ronchin, 21 aprile 2023