Torna (in edicola) Aboubakar Soumahoro. Dopo la prima fatica letteraria, diciamo non indimenticabile, dal titolo Umanità in rivolta, il 15 gennaio 2024 dovrebbe uscire il tomo “Il manifesto degli invisibili” edito da Feltrinelli, già disponibile nelle prenotazioni.
Si tratta di un ritorno in libreria, per il deputato con gli stivali, dopo le polemiche che lo hanno investito per i guai giudiziari (e non solo) della famiglia della compagna Liliane Murakatete che gestiva centri di accoglienza per migranti a quanto pare non con tutti i crismi della correttezza. Se il primo libro era servito, nonostante gli irrisori ricavi, per pagare il famoso mutuo della villetta, non è dato sapere al momento quanto gli sia fruttato l’accordo con la Feltrinelli.
Un po’ di attesa e curiosità è inevitabile, e chissà se tra i primi acquirenti ci sarà Angelo Bonelli che lo volle nella lista Alleanza Verdi e Sinistra per poi “scaricarlo” dal gruppo e relegarlo al Misto. Di cosa parla l’imperdibile testo? A giudicare dalla descrizione dei rider, dei braccianti, dei lavoratori precari (sai che novità). “‘Un fattorino una volta mi ha detto: ‘Noi non siamo rider, siamo i braccianti delle metropoli. Lavoriamo in condizioni di precarietà, prendiamo quanto i braccianti delle campagne del Foggiano’. Aveva ragione – si legge sul sito della Feltrinelli – Per questo motivo, un bracciante deve camminare gomito a gomito con i rider, con i disoccupati, con i lavoratori dipendenti e autonomi”.
Secondo Soumahoro braccianti, rider, giornalisti a cottimo e lavoratori precari hanno in comune “la condizione di sfruttamento e di precarietà”. “Si tratta della stessa negazione del riconoscimento dei diritti salariali, sindacali e, soprattutto, dei diritti che derivano dal fatto che tutti siamo esseri umani. Il nostro paradigma economico e l’avidità che lo anima hanno spogliato il lavoro della dimensione della felicità, ridotta ormai a un miraggio, un privilegio per pochi. Le persone sono oggetti funzionali del sistema produttivo. Oggi il mondo del lavoro è il teatro di una compressione drastica dei diritti e degli spazi di libertà. Abbiamo l’illusione di essere in un mare aperto nel quale siamo liberi di muoverci, e invece la nostra libertà è compressa, mentre il lavoro non garantisce condizioni di vita dignitose”.
Insomma, Soumahoro parlerà degli “invisibili”. Quelli che guadagnano poco, magari non vengono pagati o non hanno grande considerazione. “Questo è il loro manifesto. Ma è anche il manifesto di tutti gli altri: ancora prima di essere lavoratori, siamo esseri umani”. Piccola domanda: in mezzo ci saranno anche quei lavoratori delle cooperative della famiglia della compagna che accusano gli ex datori di lavoro di non aver ricevuto il compenso pattuito?