Salvate il soldato Soumahoro. Ma, se potete, salvate anche la sinistra dal suo peggior fallimento.
Forse c’è ancora chi non se ne rende conto fino in fondo, ma la vicenda dell’ex sindacalista diventato deputato con gli stivali si sta trasformando nel funerale di una certa sinistra. Quella radicale, così pronta a difendere gli ultimi, a salire sulle Ong, a sponsorizzare l’apertura dei confini da essere sempre alla ricerca di un simbolo di accoglienza, simbolo che puntualmente si trasforma in incubo. Leggi il caso Mimmo Lucano, condannato per la mala gestione del “modello Riace”; e adesso Aboubakars Soumahoro, le cui incongruenze politiche sono sotto gli occhi di tutti.
Al punto che Angelo Bonelli ieri ha definitivamente scaricato l’esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, sebbene auto-sospesosi dal gruppo parlamentare. “Ha dato risposte insufficienti”, è la sintesi dello psicodramma che vive la sinistra dopo aver ascoltato in diretta le risposte date dal collega a Corrado Formigli. Troppe ombre. Troppe cose ancora da spiegare. “C’è un elemento di preoccupazione – sospira Fratoianni – comunque la vicenda si chiuda produce un danno a chiunque lavora su questi temi con passione fatica e alla battaglia politica su questa questione”.
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Una pietra tombale sull’immigrazionismo dei “buoni”. Ma forse anche l’inizio di un terremoto politico in Sinistra Italiana. L’ex senatrice Elena Fattori ha già criticato la pratica di cercare “eroi” di facciata, tralasciando i contenuti, finendo con l’affidarsi mediaticamente a “personaggi dei talk-show” come Soumahoro. Nicola Fratoianni si è difeso, ma oggi Mario Nobile e Marco Barbieri, membri dell’assemblea e della direzione nazionale del partito, lo accusano di aver saputo tutto sin dall’inizio e di aver deciso comunque di imbarcare Soumahoro nell’avventura elettorale. Secondo i due dirigenti, il capo di Sinistra Italiana era “perfettamente a conoscenza” di ogni cosa e dunque non può chiedere chiarezza ad Aboubakar. Si tratterebbe insomma di un “atteggiamento di inaccettabile ipocrisia, lesivo del buon nome di Sinistra Italiana e della dignità di quanti e quante hanno, malgrado ciò o molto più spesso ignorando ciò, dato fiducia alla lista che ci comprendeva”.