Cultura, tv e spettacoli

“Sound of freedom”, cosa si nasconde dietro il boom al botteghino

Il film con Jim Caviezel esplora il mondo oscuro dello sfruttamento sessuale di minori, raccontando la storia vera di Tim Ballard

© franky242 tramite Canva.com

C’è un intero – e unico – film incentrato sulla piaga della pedofilia. Che, come spiegano i titoli finali, è aumentata nel mondo del 5mila percento negli ultimissimi anni. Sarà per questo – a pensar male… – che le majors americane non hanno voluto distribuirlo? E ora si mangiano le mani, perché, affidato a un’etichetta indipendente, sta sbancando nei cinema statunitensi. Si tratta di Sound of freedom, «il suono della libertà», che è, diciamolo subito, quello prodotto dai giochi dei bimbi appena liberati dai trafficanti di carne umana.

Un film così non poteva che essere pensato dal trio dei kattoliconi di Hollywood: Mel Gibson, Jim Caviezel ed Everardo Verástegui. Caviezel ne è protagonista e la moglie è interpretata da Mira Sorvino, già Premio Oscar. Basato sulla storia, vera, di Tim Robard, agente speciale Usa che, presa a cuore la causa di due fratellini messicani, un maschietto e una femminuccia rapiti con la scusa di un provino cinematografico e portati in Colombia, si dimette pur a un passo dalla pensione (che per i mestieri particolarmente usuranti come il suo è fortemente anticipata) per mettersi da solo in caccia. Scene autentiche, prese da telecamere pubbliche, inframmezzano il film, mostrando come sia facile portar via bambini a centinaia e smistarli in vari luoghi del mondo per avviarli alla prostituzione.

Non manca il riferimento a un’«isola del piacere» che sinistramente ricorda lo scandalo sollevato pochi anni fa in America e che si concluse con il misterioso “suicidio” in carcere – carcere di massima sicurezza – del patron, isola frequentata da vip e vippissimi del jet-set e pure della politica internazionale, nella quale campeggiava il ritratto a olio di un ex presidente americano in tacchi a spillo. Il film ha un happy end, perché Robard riesce a riportare a casa i due bambini, anche se già abusati. Nella realtà, Robard, spinto dalla moglie (una bellissima donna madre di sette figli), mise insieme di sua iniziativa una squadra che in Colombia riuscì a liberare centoventi bambini, facendo arrestare una dozzina di trafficanti.

Come testimoniò, poi al Congresso, era solo una goccia nel mare. Il traffico pedofilo muove 150miliardi di dollari l’anno, e i principali consumatori di tale merce sono proprio negli Usa. In numeri assoluti ci sono al mondo più schiavi oggi di quanti ce ne fossero nei tempi in cui la schiavitù era legale. Permane la domanda: perché questo film ha dovuto ricorrere al fai-da-te per essere distribuito? Nemmeno la Disney, il cui target tradizionale è proprio l’infanzia, ha voluto saperne. La giustificazione ufficiale è stata: un tema così delicato avrebbe urtato la sensibilità del pubblico. Già, ma i temi arcobaleno e woke no? O a pensar male…? Be’, vedremo se Sound of freedom approderà in Italia debitamente doppiato (io l’ho visto coi sottotitoli amatoriali). Notevole, a mio avviso, la frase chiave del film: quando al protagonista viene domandato, in pratica, ma-chi-te-lo-fa-fare, risponde che «i figli di Dio non si toccano».

Rino Cammilleri, 9 ottobre 2023