Politica

Sparo a Capodanno, domani si celebra il processo (a Meloni)

Un ferito alla festa organizzata da Andrea Delmastro. Indagato il deputato Emanuele Pozzolo. Chi ha premuto il grilletto?

Giorgia Meloni e Emanuele Pozzolo

Gli eventi di questo fine anno si sono incastrati in tal modo che Giorgia Meloni di tutto può essere contenta tranne che della sua buona stella. Prima l’influenza, che l’ha costretta a saltare tutti i saluti istituzionali di Natale. Poi gli otoliti, usciti dalla loro sede nell’orecchio, così fastidiosi da costringerla a restare a letto al buio e soprattutto a rimandare per ben due volte la conferenza stampa di fine anno. Infine, il caso del Capodanno armato, con l’arma detenuta da un suo deputato (Emanuele Pozzolo) e la festa organizzata dal suo sottosegretario (Andrea Delmastro). Il tutto – compresa la lettera di rimprovero di Mattarella su balneari e ambulanti – si intreccerà domani, quando è previsto l’infuocato incontro coi giornalisti che sarebbe dovuto tenersi a fine 2023. Di sicuro con meno temi scottanti sul tavolo.

I rapporti tra media e Meloni sono di per sé tesi, e nessun cronista si spellerà le mani riverente come fatto con Mario Draghi, ma il caso biellese fornisce pure l’assist perfetto per mettere in piedi il più classico dei tribunali mediatici. Scommettiamo? Il processo verrà celebrato in contumacia, chiedendo al premier di fare da avvocato del diavolo oppure di scaricare seduta stante il suo deputato prima ancora che i rilievi del test Stub abbiano permesso di comprendere meglio la dinamica dei fatti. FdI ribadisce che si tratta di un fatto privato, non politico. E che una volta accertate le responsabilità verranno adottati provvedimenti. Ma “il culo davanti ai calci” ormai ce l’hanno messo ed è difficile che domani i cronisti si facciano bastare una simile spiegazione. “In questo caso si tratta di un problema di opportunità – ha provato a dire alla Stampa Ignazio La Russa – al cenone c’era bisogno di andare armati? Per me è sempre inopportuno, ma non è una questione politica. Il partito, poi, valuterà la situazione. Io considererei meno grave se fosse inavvertitamente partito un colpo a lui, piuttosto che non ad altri a cui ha dato la sua pistola”.

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I retroscena parlano di una leader decisamente infuriata per un incidente che rischia di mettere in ombra i temi di cui Meloni avrebbe voluto parlare, dal taglio del cuneo fiscale alle rate del Pnrr (incassate in tempo in barba alle gufate dei giornali progressisti), passando per i piani per il futuro: premierato, autonomia, giustizia. Invece è probabile che dovrà affrontare il fuoco incrociato di domande sulle armi, sulle richieste di dimissioni per Delmastro (senza colpe) e pure sul caso Verdini (che nulla c’azzecca col governo). Giorgia potrebbe copiare Draghi sulla possibile candidatura al Quirinale: “Non risponderò a domande sul Colle”, disse l’ex premier. Ma difficilmente i colleghi saranno parimenti ossequiosi come lo furono con Supermario.

Giuseppe De Lorenzo, 3 gennaio 2024

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