“Non ho mai mollato, ho reagito fino ad ora. Ho rivissuto tutti gli attimi, tutti i passaggi che si sono susseguiti. Ho sofferto tanto, adesso non ho più parole, mi sento commosso”. È con queste parole che Mario Cattaneo, l’oste che sparò a un ladro, uccidendolo, commenta la sentenza di assoluzione appena pronunciata dalla Corte di Appello di Milano. “Ringrazio i miei avvocati e tutti quelli che mi sono stati vicino”, ha detto. Secondo i giudici “il fatto non costituisce reato”.
La morte del ladro
Nella quiete del piccolo comune di Casaletto Lodigiano, la vicenda che ha visto coinvolto il 73enne ha finalmente trovato il suo epilogo. La sentenza chiude un capitolo iniziato quella tragica notte del 9 marzo 2017, quando un gruppo di malintenzionati ha fatto irruzione nel suo locale con l’intento di rubare delle sigarette. Cattaneo, uscendo dall’abitazione e imbracciando un fucile, sparò un colpo che a circa 5 metri di distanza colpì uno dei ladri, Petre Ungureanu, trovato senza vita il mattino seguente.
Il processo di Appello
Il processo di appello che si è svolto ha visto gli avvocati difensori chiedere l’assoluzione per l’oste, mentre l’accusa puntava a una condanna a tre anni, evidenziando la pericolosità di una “giustizia fai da te”, come stigmatizzato dalla pg Maria Vittoria Mazza, mentre l’avvocata di parte civile aveva chiesto un risarcimento di 300mila euro. L’accusa era di eccesso colposo di legittima difesa. Secondo la Mazza, Cattaneo aveva “posto se stesso, il figlio, i vicini, chiunque si fosse affacciato nel cortile in una condizione di pericolo”. Avrebbe agito “con un atteggiamento colposo, perché imprudente, che ha portato a conseguenze per i rapinatori, ladri che non era neanche in grado di vedere perché era buio”. Secondo la Pg, Mario Cattaneo avrebbe dovuto “rivolgersi alle forze dell’ordine, non è giustificabile il ‘fai da tè”. Facile a dirsi, più difficile a farsi quando ci si trova in quelle situazioni. “Mario Cattaneo – ha detto in aula il legale Ennio Ercoli, come riportato dall’Adnkronos – non aveva alcuna intenzione di sparare, il colpo purtroppo è partito accidentalmente per colpa dell’aggressore che gli strattonava l’arma. Se avesse voluto sparare avrebbe esploso anche il secondo colpo, invece si è aggrappato al fucile per difenderlo”.
Già in primo grado, Cattaneo era stato assolto perché “il fatto non sussiste”, ma la Procura di Lodi aveva deciso di fare ricorso in appello. Ora, con la recente assoluzione, sembra che la giustizia abbia scritto l’ultima pagina di questa controversa vicenda, i cui dettagli verranno chiariti nelle motivazioni della sentenza, che saranno depositate nei prossimi 90 giorni.
All’epoca dei fatti, Cattaneo ha agito per difendere sé stesso e i suoi cari, un gesto che ha portato a conseguenze fatali e ha innescato una lunga battaglia legale. A gennaio di quest’anno, la Corte d’appello di Milano aveva ulteriormente dilatato i tempi, decidendo di risentire in aula la moglie e il figlio dell’imputato, nonostante i lunghi anni trascorsi dall’accaduto. La Corte ha comunque trasmesso gli atti per valutare l’ipotesi di falsa testimonianza per il figlio e la moglie, presenti nella notte in cui è morto il 32enne di origine romena. Per Cattaneo, però, la parola fine è davvero arrivata. “Bene così, un abbraccio a Mario – commenta Matteo Salvini – La difesa è sempre legittima”.