Ecco: da almeno un mese a quella parte, l’Italia doveva essere preparata a fronteggiare il Covid. Speranza, però, s’era limitato, a gennaio, a organizzare una riunione “informale” con gli esperti. Come lui stesso ammette, eravamo completamente sguarniti: non c’erano respiratori, non c’erano mascherine. Quelle che avevamo, pensammo bene di spedirle in Cina. Ma allora perché Giuseppe Conte andò in tv a dire: “Siamo prontissimi”? A Repubblica, Speranza ribadisce: “Nessuno – neanche noi – aveva un manuale d’istruzioni”. Falso, falsissimo: c’era il piano pandemico, non aggiornato, ma comunque utile (secondo uno dei consulenti della Procura di Bergamo, applicarlo avrebbe salvato migliaia di vitae). Peccato che, tiratolo fuori dal cassetto, avessimo testé deciso di richiudercelo dentro.
Il ministro insiste: il lockdown era inevitabile. Altra bugia: come si è poi scoperto dai verbali delle riunioni del Cts, gli esperti avevano suggerito di non effettuare alcuna serrata nazionale. E “l’evidenza scientifica”, rivendicata da Speranza, conferma che i lockdown all’italiana sono inutili e dannosi (gli basterebbe leggere il recente e approfondito studio della Johns Hopkins, che ha incrociato decine di ricerche condotte nel mondo ed è giunto proprio a quella conclusione: serrate inefficaci in termini di prevenzione dei decessi e, intanto, onerosissime sul piano economico e sociale).
Il titolare del dicastero di Lungotevere Ripa, comunque, è in assetto masochista. E fa il fenomeno: “Con un green pass solido abbiamo piegato l’ondata senza chiusure generalizzate”. Ancora menzogne. Basta cliccare sul sito Our world in Data, paragonare la curva epidemica italiana a quella di altri Paesi che non avevano il green pass e verificare che l’andamento è stato pressoché identico. Non solo: nonostante l’introduzione di ulteriori strette sul certificato, trasformato in tessera “super”, cioè svincolata dal tampone, Omicron ha investito la Penisola esattamente come ha fatto altrove. L’ondata, insomma, non è stata affatto piegata: si è riassorbita da sé.
Ce ne sarebbe abbastanza per pretendere le dimissioni di Speranza. Non le avremo. Il “governo dei migliori” va avanti e ci tiene prigionieri di norme sempre più discriminatorie, peraltro scollegate dall’andamento dell’epidemia. Rassegniamoci: siamo prigionieri di un ministro che non ne ha azzeccata una, ma ancora s’imbroda e pontifica su “prudenza” e “gradualità”. Lui è Speranza, noi siamo senza speranza.