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Speranza non molla: dove resterà l’obbligo di mascherina

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Per il terzo anno consecutivo festeggiamo la sempre più trita Festa della Liberazione all’insegna dell’ossimoro che ci perseguita dal febbraio del 2020: liberi dal nazifascismo, ma schiavi del fascismo sanitario incarnato da Roberto Speranza. Un impresentabile ministro della Salute, appena riconfermato segretario nazionale di Articolo 1, con l’immancabile sottofondo musicale di Bella ciao. Un impresentabile ministro della Salute che ha persino ottenuto il plauso dello pseudo moderato Carlo Calenda, il quale lo ha definito “un ottimo ministro della Salute.”

Tanto ottimo che, gettando nel cesso i valori di una Costituzione che i sinistri come lui sostengono essere scaturita proprio dalla sopravvalutata Resistenza, sta da tempo sostituendo le leggi ordinarie con semplici ma micidiali ordinanze ministeriali. L’ultima della serie, secondo accreditate fonti parlamentari, riguarda la proroga delle mascherine al chiuso per tutta una serie di situazioni. Sembra infatti che Speranza sia intenzionato a mantenere questo insopportabile strumento di controllo sociale nei seguenti ambienti: sui mezzi di trasporto pubblico urbani o extraurbani, quindi sia quelli locali che a lunga percorrenza (autobus, metro, treni, aerei, navi, pullman); nei cinema, nei teatri e nelle sale da concerto; nei luoghi di lavoro.

In quest’ultimo caso, secondo altre indiscrezioni, pare che il genio di Articolo 1 abbia intenzione di proporre una sostanziale modifica al medesimo articolo della nostra Carta costituzionale. Da una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, l’Italia diventerebbe una Repubblica sanitaria, fondata sulle mascherine eterne di Roberto Speranza.

Il nostro auspicio che è al più presto si possa festeggiare la liberazione da questo piccolo despota di una Repubblica delle banane.

Claudio Romiti, 25 aprile 2022