Politica

Spiato mezzo governo: “Striano non era solo”. Ora fuori i mandanti

L’audizione del procuratore antimafia Giovanni Melillo conferma la gravità della situazione: non finirà a tarallucci e vino?

dossieraggi mezzo governo spiato © desifoto e D-Keine tramite Canva.com

Quella di ieri è stata una giornata importante sullo scandalo dossieraggio. Si è tenuta infatti l’audizione alla Commissione Antimafia del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, in merito all’inchiesta di Perugia. La gravità dei fatti in corso è estrema, ha subito evidenziato, sottolineando di aver chiesto di essere ascoltato affinché vengano colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di disinformazione, speculazione e letture strumentali di vicende che riguardano delicate funzioni statuali. Il caso dei dossier era sul tavolo della Commissione già da qualche mese, ancor prima che arrivasse l’esposto del ministro della Difesa Crosetto, e la preoccupazione all’interno del centrodestra aumenta esponenzialmente, come testimoniato dal commento del premier Giorgia Meloni, che ha definito “gravissimo” il fatto che in Italia “ci siano dei funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa”.

Un attacco frontale alla democrazia che dovrà avere delle conseguenze, considerando che la sensazione è che l’elenco delle persone spiate sia molto più lungo, fino a raggiungere migliaia di nomi, con le naturali conseguenze sulla sicurezza nazionale. “Quel che è certo è che se ha ragione Melillo dovranno venire fuori i nomi dei mandanti che non sono a basso livello, ma di medio e alto livello, la libertà di stampa è altra roba”, la sottolineatura del leader leghista Matteo Salvini. Il tema è chiaro: gran parte delle persone oggetto dell’attenzione dei dossier facevano parte di una compagine politica ben determinata. Una realtà inquietante, con funzionari dello Stato che fanno un uso distorto della disponibilità di informazioni molto sensibili. Se vi è una regia e se vi sono dei mandanti, questa volta non si potrà fare finta di niente.

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Domani Melillo e Raffaele Cantone saranno al Copasir, il procuratore capo di Perugia sarà audito anche dall’Antimafia ma l’audizione sarà secretata. Attenzione però: non si esclude affatto che la Commissione possa procedere a ulteriori audizioni. Una cosa è chiara: violare la legge per fare verifiche sui cittadini e passare le informazioni ai giornalisti non ha niente a che fare con la libertà di stampa. Il diritto alla privacy è diventato ormai una sorta di aspirazione metafisica, ha affermato il Guardasigilli Nordio ed è impossibile dargli torto. Questo sistema di spionaggio è sì antitetico alla democrazia, ma la cosa più grave è che è stato innestato nel cuore della lotta al crimine organizzato, ossia nella Procura nazionale antimafia.

La sensazione è che ci siano altri nomi destinati a venire fuori oltre a quello del tenente Pasquale Striano, al centro dell’inchiesta perugina. Anche per Melillo il finanziere non può essere il mandante di se stesso, considerando che l’attività emersa sulle sue attività “per estensione e sistematicità mi pare difficilmente compatibile con la logica della devianza individuale”. Seguiranno aggiornamenti, ma lo scandalo dossier non può finire a tarallucci e vino. Per l’alto magistrato, infatti, “esiste un mercato di informazioni riservate” di cui “si tratta di capire se è regolato da casualità e da un numero infinito di attori non collegati tra loro”.

Massimo Balsamo, 7 marzo 2024

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