Che il Papa fosse a favore del dialogo non è certo una sorpresa. In fondo è dall’inizio della guerra in Ucraina che Francesco chiede di far cessare il fragore delle armi. Il Pontefice ha parlato con Zelensky, ha inviato messaggi a Putin, ha chiesto al patriarca Kirill di lavorare per la pace. E non è passato inosservato nemmeno quel “sono pazzi” riferito alla corsa agli armamenti da parte dell’Occidente. Dunque era naturale attendersi che il Vaticano si muovesse per cercare di far sedere al tavolo delle trattative Mosca e Kiev.
Ed è quello che sta succedendo. Oggi Alexei Paramonov, direttore del primo Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo ha affermato che Mosca apprezza il dialogo “aperto e riservato” che il Cremlino sta tenendo con la Russia. “La dirigenza vaticana – ha detto il funzionario moscovita – ha ripetutamente dichiarato la propria disponibilità a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e porre fine alle ostilità in Ucraina. Queste affermazioni sono confermate nella pratica. Manteniamo un dialogo aperto e riservato su una serie di questioni, principalmente legate alla situazione umanitaria in Ucraina”.
Si tratta di un passo importante, cui vanno aggiunti gli sforzi della Turchia per arrivare ad una soluzione negoziale. Non solo per il grano, il cui blocco nei porti ucraini rischia di affamare il mondo. Ma anche per la conclusione del conflitto: Ankara, che ha mantenuto sempre una posizione terza rispetto al conflitto, è l’unico Paese che al momento è riuscito a fare da ponte tra le due parti in guerra. Possibile che per arrivare alla pace serva un triangolo che dalla Turchia arriva a Mosca e Kiev passando per il Vaticano?
C’è anche da considerare la situazione sul campo. La capitale Ucraina sembra ormai al sicuro, al netto di alcuni raid sporadici. Ma nel Donbass la situazione per gli ucraini si sta mettendo male. In attesa delle promesse nuove armi occidentali, compresi i missili a medio e lungo raggio, le forze armate di Putin stanno avanzando. Severodonetsk ormai è accerchiata: i russi hanno distrutto il ponte che collega la città con Lysychansk. Il crollo del ponte impedisce di fatto i rifornimenti alle truppe ucraine assediate nell’impianto di Azot, ma anche la fuga dei civili (circa 500) e l’avanzata delle truppe russe verso Lysychansk. Il rischio che si ripeta un secondo tempo dell’Azovstal di Mariupol sembra sempre più possibile. Se Mosca riuscisse a conquistare la città di Severodonetsk, allora avrebbe il controllo dell’intera regione di Luhansk. “Il nemico ha avuto relativamente successo”, ha ammesso lo Stato maggiore dell’esercito ucraino. Secondo gli americani la Russia sarà in grado di conquistare l’intera regione nel giro di poche settimane.