Cronaca

Spot UNICEF, ma perché l’attrice è tutta velata?

La campagna dell’organizzazione per i bambini afghani vede la testimonial indossare il velo. Chissà perché

Rimbalza da tempo online la campagna UNICEF per i bambini malnutriti dell’Afghanistan. Testimonial, anzi Ambasciatrice, la bravissima attrice Alessandra Mastronardi. Guarda in camera e lancia un appello straziante e accorato: quei bambini “hanno bisogno di tutto, soprattutto del nostro aiuto”. Nostro: si rivolge a noi italiani che siamo a casa. Guarda in camera e fa un appello a donare. Guarda in camera col suo viso angelico incorniciato da un bel velo, una volta celeste, una volta nero. Si aggira per un ospedale afghano coccolando bimbi tristi, sempre velata.

La domanda sorge, urgente. Ma perché tutta velata? Si trova in un ospedale, mica in una moschea. Ma, soprattutto, si rivolge, in italiano, a noi italiani, che siamo in Italia e, dall’Italia, dovremmo fare il sacrosanto bonifico. Perché questo appello così velata? Improbabile sia una citazione delle Madonne velate di Antonello da Messina, che pure ricorda, con quei suoi tratti incantevoli. Allora perché? Sarebbe stato irrispettoso per quei bambini che necessitano addirittura di bustine di cibo terapeutico per sopravvivere? Non scherziamo.

Il medico accanto a lei, presumibilmente occidentale, non indossa abiti tradizionali afghani. Lei invece è tutta intabarrata. Proprio in Afghanistan, dove i talebani impongono burka e vietano lavoro alle donne e scuole alle bambine. A due passi dall’Iran, dove per toglierselo, il velo, ragazze e donne sono disposte a morire. E muoiono! Torturate, lapidate, impiccate dal regime islamico degli ayatollah. Pareva così brutto far arrivare ai bambini e alle bambine afgane, insieme al nostro aiuto economico, il conforto e l’esempio della libertà? Pensava che i suoi capelli scuri avrebbero offeso qualcuno? E se fosse, passi. Ma magari.

Perché a guardarlo e riguardarlo, questo video bello e straziante, pare di cogliere un mal celato compiacimento a indossarlo, il velo. Ci deve essere stata pure una bella ricerca nella scelta di abiti e colori della testimonial. Una specie di vezzo etnico, come quando vai in viaggio in Giappone e ti compri il Kimono.

Peccato che stavolta il souvenir sia strumento di oppressione e, ripetiamolo, motivo di morte per milioni di donne nel mondo. “Il velo è un fenomeno semiotico” scriveva quasi venti anni fa Umberto Eco. È passato tanto tempo, appunto, e nessuno si aspetta che chi ha diretto e scritto questi video sappia di cosa parliamo. Ma un briciolo di buon gusto, quello sì. Per carità.

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