In altre zone d’Italia, dove magari per motivi legati al territorio il numero di stabilimenti (offerta) è endemicamente basso rispetto al numero dei clienti (domanda), allora si viene a creare una rendita di posizione che non avvantaggia certo la concorrenza. In quel caso lo strumento dell’asta può essere preso in considerazione, tenendo però sempre conto che spesso il mercato arriva a creare delle soluzioni ai problemi che il regolatore è ben lungi dall’immaginare. Pertanto, per implementare la concorrenza, lo strumento dell’asta non è né giusto né sbagliato, ragion per cui l’inflessibilità dell’Ue a riguardo è del tutto fuori luogo. I burocrati e gli accademici di Bruxelles dovrebbero avere l’umiltà di monitorare i singoli mercati a seconda delle aree geografiche e scorgere per ciascuna la soluzione che si adatta alle circostanze di quel luogo e non calare dall’alto provvedimenti uguali per singoli mercati che uguali non sono.
Dito puntato contro la ricchezza
Inoltre, quella che informa l’Ue mi sembra una concezione della concorrenza, non soltanto accademica e burocratica, ma anche moralistica. Invece di focalizzarsi sui vantaggi che può arrecare al consumatore, si concentra sul presunto eccesso di ricchezza da parte del produttore. Che problema crea il fatto che un tratto di litorale si trasmette di padre in figlio se poi il consumatore è soddisfatto? Questo approccio sembra più mirare a punire il produttore che indebitamente (secondo chi, poi?) si arricchisce che a tutelare il consumatore.
Semmai, ciò che ostacola la concorrenza in spiagge già di per sé concorrenziali come quelle della Riviera romagnola sono provvedimenti politici, come i regolamenti comunali che vietano ai bagnini di mettere le macchinette delle bibite per consentire ai bar sulla spiaggia di alzare i prezzi delle bevande o quello di consentire l’insediamento dei bar sulla spiaggia ogni tre stabilimenti, così da ridurre la concorrenza a quelli esistenti. A dimostrazione che, nella stragrande maggioranza dei casi, la mancanza di concorrenza è dovuta all’interventismo della politica, sia essa comunale e statale. E anche quella comunitaria non promette bene.