L’impatto della prospettata stretta fiscale sulle auto aziendali in uso promiscuo ai dipendenti si preannuncia significativo non soltanto nell’ottica delle tasche dei contribuenti loro malgrado interessati dalla possibile novità, ma anche nell’ottica delle casse dello Stato, se è vero che il gettito atteso supera i 500 milioni.
In pratica, questa norma, di cui non si era mai sentito parlare fino alla diffusione delle bozze mandate al Consiglio dei Ministri del 29 ottobre scorso, costituirebbe per il Governo una sorta di deus ex machina (e, trattandosi di auto aziendali, come definizione ci sta tutta) per quadrare i conti a fronte di una serie di marce indietro fatte su altri fronti per venire incontro alle richieste delle forze politiche di maggioranza.
Resta da capire se, nell’ipotesi in cui questa misura diverrà davvero legge dello Stato, vi sarà per lo meno il buon gusto di fissare una decorrenza a partire dalle auto aziendali che verranno concesse in uso successivamente all’entrata in vigore della legge di bilancio, oppure se la scure si abbatterà a partire dal 2020 anche sulle auto aziendali concesse in uso precedentemente, con palese violazione di qualsivoglia principio di legittimo affidamento.
PS Che auto hai? Facciamo un po’ i conti: con la mia normalissima Jeep Compass (auto da meno di 30 mila euro) l’aggravio per il dipendente va da 2.630 euro a partire da 28 mila di reddito fino a 2.951 euro oltre 75 mila di reddito. Loro pensano ai mega manager con le super Audi e BMW, ma stanno facendo ben altro…
Enrico Zanetti, 31 ottobre 2019