Prima dei Saving Account la Borsa di Londra non aveva lo stesso sprint. Poi c’è stata una sorta di corsa alle quotazioni. Si sono quotate oltre 1000 aziende. Noi in Italia abbiamo la seconda manifattura europea, ma solo 357 e rotti aziende quotate. Questo ci fa comprendere che chi diceva che non c’era abbastanza universo investibile, guardava al passato e non a quello che i PIR avrebbero potuto determinare anche in termini di nuove quotazioni in borsa. Le 1000 quotazioni inglesi prima non c’erano…
Non è un caso che Londra sia diventata una delle piazze finanziarie più importanti al Mondo, non è un caso che Borsa Italiana, ora porti, dopo essere stata acquisita, il marchio London Stocks Exchange.
Ma torniamo ai Panda Bond. L’accordo tra Italia e Cina, sulla loro emissione è stato raggiunto nei giorni scorsi a Milano, in occasione dei lavori del First China-Italy Dialogue.
Sembra esserci almeno un’altra certezza: l’operazione sarà fatta grazie al coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti. Sarà CDP, infatti, ad emettere le obbligazioni. L’Italia sarà uno dei Paesi precursori nell’uso di questi titoli già adottati ad esempio da Polonia ed Indonesia. Sarà preziosa anche la collaborazione di Bank Of China che in qualche modo promuoverà le collaborazioni con il nostro Paese attraverso le sue filiali e che farà, a quanto sembra, da collocatore sul mercato Cinese.
Un’ultima analisi. Chi sarà il garante degli investimenti, nei confronti dei sottoscrittori cinesi, nel caso in cui alcune delle aziende che dovessero beneficiare dei capitali raccolti non riuscissero a rimborsarli? L’emittente è CDP? Aspettiamo con ansia i prospetti.
Leopoldo Gasbarro, 17 luglio 2019