“La nostra non è una organizzazione politica bensì spontanea e finirà quando verranno accettate le nostre proposte” Stefano Puzzer, portuale, coordinamento 15 ottobre #mezzorainpiu @RaiTre pic.twitter.com/AtjOED2uyF
— Mezz’ora in Più (@Mezzorainpiu) October 24, 2021
Mentre le proteste anti green pass procedono, e si allargano anche al resto d’Italia, Stefano Puzzer mette i puntini sulle “i”. Il leader delle proteste di Trieste, ex sindacalista del Clpt dei portuali, non ci sta a sentir disegnare il “Coordinamento 15 ottobre” come un movimento politico. Ospite di Lucia Annunziata su Rai3, il facchino ha spiegato che la rivolta contro l’obbligo di lasciapassare verde per lavorare è nata in modo “spontaneo” (senza alcuna matrice partitica) e finirà solo “nel momento in cui le nostre richieste verranno accettate e messe in campo”.
Ma il punto più importante toccato dal sindacalista è un altro. Da più parti infatti sui no green pass triestini sono piovute reprimende con l’accusa di volere “più diritti che doveri”. A tutti questi, Puzzer ha fatto notare che “noi lavoratori portuali”, e come loro tanti altri cittadini italiani, “durante la pandemia siamo andati a lavorare”, anche in pieno lockdown. E spesso in condizioni tutt’altro che favorevoli: “In porto – ha raccontato Puzzer – abbiamo avuto poche mascherine e nessun ambiente o macchinario sanificati. Abbiamo fatto sempre il nostro lavoro e anche di più”. Quindi “starei attento a dire certe cose“. “Il governo e i politici – ha concluso – non si rendono conto della realtà. Io non voglio fare politica, voglio solo che i miei diritti vengano rispettati. Ero un facchino, sono un facchino e domani voglio tornare a fare il facchino”.