Starlink, panico dalla Gruber: “Non c’è alternativa”. Smentita la bufala sui dati

L’ad di Leonardo rassicura: “I dati sensibili in Italia saranno gestiti e crittografati dagli operatori”

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Leonardo space x

Prosegue senza sosta il dibattito su Spacex, così come non si placano le baggianate. L’indiscrezione sul presunto accordo tra Elon Musk e il governo italiano – un contratto da 1,5 miliardi di euro della durata di cinque anni – ha scatenato polemiche vibranti, anche se molti non sembrano sufficientemente competenti per parlare del dossier. Una cosa è certa, i dialoghi tra Roma e Spacex sono nati prima del governo guidato da Giorgia Meloni. In realtà c’è anche un’altra certezza: a livello internazionale Starlink rappresenta la soluzione più avanzata dal punto di vista tecnologico.

“È un tipo di connettività che può servire sia a chi si trova in mare, chi si trova in cielo ma anche a chi opera a terra. È un sistema molto complesso che può dare la possibilità addirittura anche a chi si trova a bordo di un aereo di trasmettere informazioni video e tutto quello che serve a livello strategico per chi fa operazioni molto complesse” ha spiegato Andrea Stroppa – braccio destro di Musk in Italia – a “Cinque minuti”. Ma nonostante la chiarezza di chi si occupa dell’argomento, le castronerie proliferano. Fortunatamente c’è chi mette i puntini sulle i.

Molti soloni hanno acceso i riflettori sui presunti rischi per la sicurezza degli italiani. Ebbene, ci ha pensato l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, a minimizzare le preoccupazione sull’eventuale accordo tra SpaceX e l’Italia: “Il problema della protezione dei dati non esiste”. Chiaro, limpido, perentorio. Ma non solo. Nell’intervista concessa a Bloomberg, l’ex ministro ha evidenziato che “indipendentemente dall’operatore scelto, i dati sensibili in Italia saranno gestiti e crittografati da operatori tra cui Leonardo”. Sì, perché Leonardo è tra le aziende incaricate di supervisionare e gestire i dati sensibili che passano attraverso i vettori satellitari e questo avverrebbe anche in caso di un accordo con SpaceX.

“Eh, ma perché fare guardare miliardi di dollari a Musk quando c’è un progetto europeo in ballo?”. Questa è un’altra delle sparate dei soliti noti. Il riferimento è al programma Iris, sul quale Stroppa ha già fatto chiarezza sul nostro giornale. Ma ciò non è bastato purtroppo. Tant’è che anche volti distanti dal governo, come Franco Bernabè, sono costretti a confutare certe bufale. Ospite di “Otto e mezzo”, il manager ha spiegato senza troppi giri di parole: “Il sistema che viene utilizzato oggi può essere accecato abbastanza facilmente. E’ un progetto degli anni Ottanta, sono satelliti che non sono assolutamente sicuri. L’Ue ci ha messo dieci anni a decidere sul progetto Iris e dopo dieci anni siamo ancora qui che chissà quando il progetto… Ognuno sta andando per conto suo e questa è una pessima notizia. I lussemburghesi hanno ordinato un satellite a un’impresa italiana”. Insomma: “Non ci sono alternative e il progetto Ue sono soldi buttati”.

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Ma la serataccia per la Gruber non è finita. Forse convinta di trovare terreno fertile per denigrare Musk e i suoi rapporti col governo, la conduttrice di “Otto e mezzo” ha dovuto fare i conti con l’analisi obiettiva di Bernabè: “Il sistema Starlink non è accecabile. Lui può spegnerli? No. Lo ha fatto in Ucraina perché glieli aveva regalati. A noi non li regalerà nessuno”. Presente in studio, anche Lucio Caracciolo ha detto la sua sul confronto tra il progetto Spacex e quello europeo Iris: “Perché costruire un treno a vapore quando possiamo utilizzare fin da subito il Frecciarossa”. Successivamente Bernabè è tornato a sottolineare: “Il problema dell’accecamento dei satelliti è gravissimo. I rottami che sono in orbita sono il risultato del fatto che la Cina e la Russia stanno sparando per provare a disarticolare le difese satellitari. Mentre Starlink non è accecabile”. Una cosa è certa, aspettare non è più possibile. Il manager ha rimarcato: “C’è la guerra! Non siamo ancora nella terza guerra mondiale, ma ci sono tutte le premesse affinchè un Paese debba difendersi in tempi rapidi. Il progetto europeo arriverà in orbita tra cinque-sei-sette anni, chissà cosa succederà nel frattempo. La guerra in Ucraina ha cambiato i parametri di riferimento per le decisioni politiche”. Nemmeno il tentativo di buttare nel calderone il “bullismo di Trump” è servito a nulla, sarà per la prossima volta…

Franco Lodige, 11 gennaio 2025

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