Il dilemma si pone in questi termini: i Cinque Stelle mentono intenzionalmente ai loro (ormai per buona parte ex) elettori; o mentono prima di tutto a sé stessi, e quindi sono in qualche modo inconsapevoli di mentire anche agli altri? Nel primo caso, saremmo nel campo del più bieco opportunismo politico; nel secondo in quello patologico della “rimozione” psicoanalitica, di un processo in cui si esce dalla realtà perché non si è grado di affrontare il senso di colpa derivante dalle proprie azioni. Perché in effetti alle storie della trasparenza assoluta e dell’assoluta democraticità dei processi decisionali (la favola dell’“uno vale uno”) non crede ormai più nessuno.
Così come più nessuno crede alla favola del “movimento anti-Casta” perché in un batter d’ali non solo si è creato nel movimento un gruppo dirigente (il che non sarebbe nulla di male), ma esso è arrivato ad assumere tratti “castali” (si pensi alla sfilza di auto blu per ministri e sottosegretari) così pronunciati da spingersi laddove mai nessuno dei tanti vecchi politici destinatari dei “vaffa” grillini aveva prima osato spingersi. Tanto che chi non ci sta, vuoi per contro interessi vuoi per convinzione, e cioè Davide Casaleggio, non può che affermare, papale papale, che lui agli Stati Generali non va perché è già stato tutto deciso e quello che enfaticamente viene considerato come il primo congresso di un movimento fattosi partito altro non è che una gigantesca messinscena ad uso di chi ci crede. Che il popolo di costoro, cioè dei gonzi, debba essere per il parvenu grillino medio, catapultato a Roma e dalla “città eterna” rapidamente traviato come da manuale, molto ampio, lo si deduce anche da una ormai sperimentata metodologia: quella di riaffermare solennemente i “sacri” principi o tabù del movimento, come ad esempio il limite massimo dei due mandati, e poi, quando i riflettori sono spenti, trovare un cavillo con cui permettere almeno ai big di derogare alla norma.
Che dire, allora? Lasciamoli fare, si estingueranno da soli. Il “vaffa” come un boomerang li si rivolgerà contro, e nelle urne gli italiani sapranno come comportarsi. Perché se è vero che il nostro popolo sforna continuamente, in primis fra i politici, tanti paraculi, è pur vero che esso ha maturato nella storia gli anticorpi giusti per non bersela. ‘Ca nisciuno è fesso”, avrebbe detto Totò.
Corrado Ocone, 15 novembre 2020