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Stato d’emergenza, cosa si nasconde dietro la proroga

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di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Una parte del governo vuole prorogare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2021. Dati alla mano, l’emergenza non esista più: ieri 52 morti e un tasso di positività crollato allo 0,69% (1.400 nuovi casi su 203.173 tamponi effettuati), con ricoveri in terapia intensiva e ospedalizzati in continua diminuzione. L’Italia da una settimana è tutta “bianca” e “gialla”, dunque al momento non sussistono i presupposti per una ulteriore proroga.

Si dirà che la proroga dello stato emergenziale sia necessaria per continuare senza intoppi la vaccinazione di massa fino a ottobre per raggiungere l’immunità di gregge, oppure per trovarsi preparati alla eventuale “quarta ondata” che potrebbe arrivare in autunno. Parole al vento, non c’è niente che impedisca di agire tempestivamente se si presentasse il caso. Passiamo ai fatti.

Di proroga in proroga

La dichiarazione dello stato di emergenza risale al 31 gennaio 2020 e prevedeva una durata di sei mesi, fino al 31 luglio 2020. Poi vi sono state ben quattro proroghe, l’ultima fino al 31 luglio 2021. La durata dello stato di emergenza è regolato dal D. Lgs. n. 1/2018, che all’art. 24 prevede che la decisione sia assunta dal Consiglio dei Ministri per una durata non superiore a dodici mesi, prorogabile per non più di ulteriori dodici mesi, per un totale quindi di ventiquattro mesi. Se il governo prorogasse lo stato emergenziale fino al 31 dicembre 2021 resterebbe nei ventiquattro mesi disciplinati dal decreto legislativo. La dichiarazione iniziale non aveva durata di un anno ma di sei mesi, quindi, considerato che le proroghe non possono superare i dodici mesi, a fine luglio servirebbe – ad essere rigorosi – la dichiarazione di un nuovo stato di emergenza (con tanto di nuovi presupposti e requisiti oggi assenti) e non l’ennesima proroga.

Ma passiamo alla sostanza. Sin dalla prima proroga, quella dal 31 luglio al 15 ottobre 2020, Conte si fece autorizzare dalle Camere con una risoluzione di maggioranza (che ne delineava l’ambito di applicazione e i limiti, di fatto molto ampi), e così anche per le successive, mentre non sappiamo ora cosa farà “l’uomo solo al comando”. La cosa inquieta un poco. La maggioranza di governo è spaccata: Salvini ha già detto di non essere d’accordo e che darà battaglia in Consiglio dei ministri, mentre la componente giallorossa intende tirare avanti. E ti credo. Cosa c’è dietro?

Cosa c’è dietro…

Il dato di fatto saliente è quello che tra la fine di maggio e la metà di giugno si sarebbero dovute tenere le elezioni regionali in Calabria dopo la morte della Presidente Jole Santelli (coalizione di centrodestra) e quelle amministrative, soprattutto in città importanti come Milano, Roma, Napoli e Torino, tutte e quattro governate da esponenti di centrosinistra. Conte a causa dell’emergenza ha rinviato il voto in autunno (settembre-ottobre). A che serve ora una nuova proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2021? Ad agire col potere di ordinanza per rinviare di nuovo le elezioni semmai i sindaci di centrosinistra si trovassero sotto nei sondaggi? Ad evitare una adeguata campagna elettorale nelle piazze? È probabile, tanto è vero che la richiesta di proroga proviene dall’asse M5s-Pd.

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