di Paolo Becchi
Cosa ha spinto Mario Draghi a far intendere, ieri sera, che lo stato di emergenza ci sarà fino a marzo del prossimo anno, non lo sapremo mai. Tanto più che sino alla mattina dello stesso giorno le intenzioni sembravano molto diverse.
La dietrologia ha poco senso. Conta il significato politico dell’atto. Ed è un chiaro messaggio alle forze politiche. Lui da Palazzo Chigi non si sposta e dunque tocca ai partiti trovare un nome per il Quirinale. Draghi aspirava a quel posto ma deve aver fatto i conti – o qualcuno li ha fatti per lui – e ha capito che lui non si può spostare dal posto che occupa. Glielo chiede l’Europa o la finanza; poco importa. I voti non li avrebbe mai avuti. Ha maltrattato il Parlamento come nessun altro prima di lui, riducendolo a un mero passacarte che non aveva neppure il diritto di modificare una virgola del suo operato. Come poteva pensare che il Parlamento lo votasse, dopo che lo ha umiliato e offeso? Draghi, così, resterà al suo posto, ma incattivito perché la sua ambizione era il Quirinale e da lì voleva continuare a governare. Ha capito che non avrebbe mai avuto i numeri quando Matteo Salvini, con grande intelligenza politica, ha aperto le “consultazioni” sul Colle con tutte le forze politiche.
Il premier ci aveva provato a buttarla lì: condivisione delle scelte e convivenza col virus. Ma ha prevalso il Ttd: tutti tranne Draghi. Insomma, il Parlamento ha fatto capire che dopo la monarchia costituzionale di Re Giorgio (Napolitano), nessuno avrebbe votato quella assoluta di Re Mario. A questo punto il dragone ha gettato la spugna.
Tuttavia, il presidente del Consiglio non può prorogare lo stato d’emergenza oltre gennaio: la legge consente rinnovi per massimo 24 mesi. E allora dove sta il problema? Ma ragazzi, basta fare una nuova legge, o anche un decreto, che sostituisca quelli precedenti, e il gioco è fatto. Il problema è che con Draghi al Colle non ci sarebbe più stato bisogno del Covid; adesso saranno cavoli amari per tutti. E Berlusconi? Il “caimano” ora tira un sospiro di sollievo, ma vive di illusioni…