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Stato di emergenza? Conte pensi a tagliare le tasse

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Questa mattina mi sono svegliato alle 5:30. Ho lavorato facendo spola tra cantieri ed azienda fino alle 19:00. Sono arrivato a casa per una doccia e mi attende una cena di lavoro. Accendo la Tv e sento Conte voler prorogare lo stato di emergenza fino a fine ottobre per “affrontare con efficacia e tempestività le situazioni emergenziali in atto”. La sola cosa che non capisco è il perché non si usi la stessa tempestività per risolvere le annose problematiche che affliggono l’Italia e gli Italiani. Agli Stati Generali sono stato molto schietto, diretto e franco. È forse, anzi sicuramente, per questa ragione che le proposte poste alla attenzione del Presidente del Consiglio non siano state minimamente ascoltate e prese in considerazione. Questo stato di emergenza dura da sei mesi! In sei mesi gli imprenditori italiani sono abituati a prendere decisioni ciclopiche. Abituati a combattere contro il governo che ci asciuga di risorse e contro mercati senza scrupoli.

Caro Conte, siamo alla resa dei conti! Ci sentiamo presi in giro, beffeggiati, trattati come strumento utile solo a finanziare le vostre scelte elettorali. È ora di finirla! Gli imprenditori in 6 mesi, che sono gli stessi che lei ha avuto a disposizione per dimostrare che l’Italia è una grande Nazione, creano aziende. Brevetto idee. Investono in macchinari. Assumono e formano persone. Lei ci ha tolto con prepotenza sei preziosissimi mesi della nostra vita! Della vita dei nostri collaboratori! Del futuro della nostra Nazione. E ora viene a chiedere ulteriori tre mesi? Un 33% in più? Ma per cosa? Ci dimostri che ha a cure la vita dell’Italia e inizi con il detassare gli utili reinvestiti in azienda.

Le imprese, quando decidono di investire i loro utili in azienda e non di portarli fuori per distribuire i dividendi, questi utili vengono tassati ulteriormente con l’Ires (Imposta sul reddito delle società) e l’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive). Per onestà intellettuale è corretto ricordare che è prevista una deduzione chiamata Ace (Aiuto alla crescita economica) per gli utili realizzati, non distribuiti e tenuti in azienda a scopo di autofinanziamento. La deduzione negli anni scorsi era interessante ma negli ultimi anni è stata significativamente depotenziata. Ogni 100 mila si risparmiava Ires per circa 1.140 euro, oggi 312 euro.

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