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Stato di “pulizia”: Zingaretti vuole entrarci in casa

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Nicola Zingaretti, in arte Zinga, è il paziente zero del Covid, lo prese girando per involtini solidali agli aperitivi della Movida milanese – un involtino, un voto – e adesso, avendo fatto esperienza all’Università dei Navigli, si sente in dovere di fornire raccomandazioni più simili a direttive da Politburo.

Obbligo sanificazione anche in casa

Circola un video su di lui: munito di mascherina d’ordinanza, con supremo sprezzo del virus e del ridicolo, convoca una conferenza stampa per dire che “il Covid è un bastardo”, roba grossa, sembra la beat generation, e conclude la dissertazione cut up – vedere per credere – con la tassativa obbligatorietà della sanificazione non solo delle aziende, non solo dei negozi, non solo dei locali, non solo delle palestre, non solo dei reparti, non solo delle aule, non solo delle automobili, ma direttamente delle case. Le abitazioni private. Also sprach Zingaretti. Vecchio sogno compagno, bussare all’uscio, toc toc, chi è? La polizia, sniff sniff, qui c’è odore di Covid, non si preoccupi venga con noi.

https://www.youtube.com/watch?v=Vfb0UPc8s_s

“La casa anche va sanificata periodicamente perché è possibile che il Covid entri in casa e ci rimanga nell’ambito familiare (mecojoni); l’intervento sosciale, pubblico, ahhh… non è intervenuto e quindi il virus – che è un bastardo, lasciatemelo dire – si rifugia nei luoghi dove non c’è controllo”. Che colpa ne ho, se il Covid è un bastardo e va, catene non ha, il Covid è un bastardo e va, finché troverà, la casa più infetta che c’è, raccoglierà tamponi su di sé, chissà se si fermerà, chissà.

Zinga è abituato, si vede, a interminabili spazi e di là da quelli non calcola, essendo uno del Pd, i proletari in 50 metri quadri, che gli frega a lui; non considera neppure che arriva tardi, tardi, tardi, già la solfa si ripeteva a marzo, quando lui stava beato in quarantena (e si sparava il tampone per politici, sconosciuto ai poveri straccioni qualsiasi); non sospetta neanche che, stando così le cose, e ammesso e non concesso che così stiano, allora converrebbe uscire tutti, non chiuderli ai domiciliari in modo che si contagino allegramente.

Pare una boutade, ma è esattamente quanto sostiene il professor Roberto Bernabei, geriatra: “Stare a casa ammazza come il virus. Se togliamo i muscoli agli anziani cadono morti. Teniamo fuori gli anziani dalle loro case e non in ospedale. La sfida è tutta dentro le case”. Bernabei, vedi alle volte la vita, è pure membro del Cts, che fino a prova contraria non è il centro turistico studentesco ma il comitato tecnico scientifico: e se lo dice lui… Ma a Zinga che gli frega, lui fa lo statista, ha licenza poetica. L’ho visto un Covid dopo l’altra sera, rideva, rideva. Mi strinse, lo sapeva che il mio cuore, batteva, batteva. Mi disse stiamo insieme stasera che voglia di rispondere sì… Ma senza mai guardarlo negli occhi io lo lasciai cantando così: “Che colpa ne ho, se il cuore è uno Zinga e va…”.

Democrazia progressiva

Sarà che questi sono dopatissimi, nel senso innocente che intendeva Gianni Brera, dopo la marcia trionfale dell’anatra zoppa Biden, che alla fine di uno straziante ballo del quaquaraqua pare averla spuntata: e allora è tutto un crepitìo di “abbiamo vinto tutti, il Piddì è stato determinante”, c’è gente, come la Debora Serracchiani col suo faccino da Playmobil, che dice senza pudore: bene i media americani che silenziano Trump, così impara a dire balle. Piddina, cura te stessa e rallegrati che i media italiani invece più ne propalate e più vi megafonano.

Il Covid è un bastardo: ma neanche tanto, più bastardi quelli che lo usano per le loro smanie totalitarie, per la loro foia di democrazia progressiva. Lo usano, ed è davvero una faccenda invereconda, anche per la morte del povero Stefano d’Orazio dei Pooh, che da tempo combatteva contro la leucemia. Tu chiamala, se vuoi, propaganda infame. Cui prodest? Ma a qualcuno prodest, gli zelanti, di solito, un orizzonte ce l’hanno, ed è miserabile. Conclude Zinga, con zampata da cortina di ferro vintage: “E allora, nelle case, bisogna entrare anche lì”. Tum tum chi è? Sono Zingaretti. Cosa vuoi da me? Lasciami entrare. Posto non c’è. Per carità. Posto non c’è. Neanche per me. Non mi devi odiare. È la verità. Il posto non c’è. Neanche per me.

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