Cultura, tv e spettacoli

Stavolta sto dalla parte di Fedez

La Rai dice no alla partecipazione del rapper a “Belve”. Fagnani: “Io non condivido”

rai fedez

Sulla Rai l’unica cosa che resta da fare l’ha detta Daniele Capezzone su Libero: vendere, disfarsene sia per motivi finanziari che etici: il carrozzone così com’è conciato non lo bonifica più manco il Padreterno e peraltro ci costa un botto. Non lo faranno mai, perché è cosa loro, loro del sistema di potere articolato, e non lo nascondono, ma, se vogliamo continuare a sognare, allora diciamo che prima di dismetterla lo Stato dovrebbe passare da uno psichiatra perché il sedicente servizio pubblico è afflitto, fra tanti mali, principalmente da schizofrenia: adesso censura il Fedez, con un tempismo raro, mentre lui versa in ospedale reduce da un intervento d’urgenza, conseguenza di un altro intervento drammatico di pochi mesi fa. Col risultato, oltre tutto, di farlo passare per martire (lo è, ma per motivi di salute e per questo, solo per questo, merita ogni solidarietà).

Perché hai voglia a mettere pezze che sono peggio del buco: la questione è politica e solamente politica, dire, come hanno fatto quelli di Fratelli d’Italia, che loro se ne disinteressano, che il motivo sta nel compenso programmato, fa cascare le brache per terra a loro, così come i coglioni a noi: sta’ a vedere che per due soldi la Rai melonizzata si scomoda così. Ma che diciamo di Fabrizio Corona, che appena finito di scontare, a singhiozzo, a 13 anni e mezzo è uscito da galera e s’è installato in Rai, prima proprio dalla Fagnani di Belve, quella che ha rigettato Fedez, poi dalla Venier a Domenica in dove ha dato sfoggio del solito delirio condito da messaggi e allusioni? Corona si muove per meno di cinquantamila euro? Il controverso pregiudicato con 73 capi d’imputazione ha libero accesso “nella casa degli italiani” e un innocuo provocatore mercantile no? O in Rai c’è chi teme il fornitissimo archivio fotografico dello pseudo paparazzo, santificato da destra a sinistra?

Sì, Corona piace molto dal Fatto agli esistenzialisti esibizionisti conservatori, a destra rappresenta l’impunito in fama di perseguitato, mentre Fedez è tenuto su a sinistra, nella singolare transizione che la sinistra ha maturato dai lavoratori, dalle classi subalterne agli armocromisti e gli infuencer in Maserati: la faccenda sta tutta qui, una faccenda come sempre di equilibri interni, per dire il Risiko degli opportunismi che la fa da padrone in Rai e senza il quale non esiste la televisione pubblica italiana. Ma è un gioco che, anche a metterla giù chiara, non regge. Ma come? Prima lo inviti, concordi il prezzo, poi da ultimo, lui grave in ospedale, lo seghi? I precedenti non mancavano, i litigi con la Rai intorno al Concertone sindacale di Landini, le prodezze all’ultimo Sanremo di pochi mesi fa: tutto risaputo, tutto scontato, a questo punto il Fedez o non lo inviti o lo lasci passare e la chiudi lì.

Ma per l’amor del cielo non ci si venga a dire che la faccenda non è politica, che se mai riguarda la moralità pubblica per cui non conviene invitare uno che fa lingua in bocca col compare all’Ariston, nella Rai ampiamente genderizzata. Se poi, come si insinua pure, in quell’occasione la Rai ha dovuto piegarsi al diktat della concorrente Amazon, che sponsorizzava i Ferragnez per l’ennesimo documentario insulso, allora la faccenda più che complicarsi finisce in vacca, affoga nel grottesco (e conferma che la soluzione Capezzone è l’unica: via, smammare, disfarsi e almeno fare cassa).

A dire queste cose, si incappa sempre nel solito marpione che pazientemente crede di illuminarti nelle tenebre della tua ingenuità: “Ma è un problema di dirigenza, di equilibri interni, all’epoca di Sanremo le nomine non erano state ancora fatte, adesso è diverso”. Questa sarebbe una giustificazione? O non piuttosto la conferma che la metastasi partitocratica è inestirpabile dal corpaccione della televisione di bandiera, con tutto quel che ne consegue – o ne dovrebbe conseguire? I Fedez, come i Corona, gli Scanzi, i Saviano, le Littizzetto e una pletora d’altri, o quasi tutti gli altri, sono gente di nessuna consistenza e di talento ad esser generosi latitante; hanno libero accesso, magari in transumanza da e per altri network, proprio per l’intreccio di affari e di opportunismi politici, negoziati da impresari in funzione di cerniera fra spettacolo e partiti.

Di Fedez non si sente alcuna mancanza in Rai, ma non è ragionevole che debba pagare solo lui per effetto di grossolane antipatie personali o ipocrisie di stampo politico. E, fermo restando che stiamo sognando, che lo Stato non si amputa mai, casomai si sviluppa, la Rai dovrebbe essere venduta dopo che si è venduta per 70 anni in un modo che fa impallidire ogni meretricio, ogni residua decenza.

Max Del Papa, 2 ottobre 2023