A settembre in Europa prenderà il via un progetto di vendita delle auto elettriche di Leapmotor, una startup cinese di cui già a ottobre Stellantis aveva comprato il 21 per cento delle azioni. Una società – di cui Stellantis avrà il 51 per cento e Leapmotor il 49 per cento – gestirà il progetto con l’esclusiva per l’esportazione, la vendita e la fabbricazione dei prodotti di Leapmotor fuori dal territorio cinese. Molti dettagli sono ancora da definire – o quantomeno da svelare – ma c’è chi ha sollevato qualche domanda sull’asse e sulla funzionalità in termini economici e non. A complicare ulteriormente le cose è arrivato il monito degli Stati Uniti, sempre particolarmente attenti quando di mezzo v’è Pechino.
Gli Usa danno sì il benvenuto agli investimenti e agli scambi che promuovono una crescita e uno sviluppo sostenibile e responsabile, ma allo stesso tempo chiedono “in tutti i casi la necessità di enfatizzare la trasparenza, la sostenibilità finanziaria, pratiche sostenibili e la protezione della sicurezza nazionale e dei dati per assicurare benefici agli Stati Uniti, all’Italia e alle altre parti”. Così il vice portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel a proposito delle importazioni di elettriche cinesi nel Belpaese: “Questa è una cosa che non abbiamo sempre visto negli investimenti e nelle pratiche commerciali della Cina”, ha evidenziato in seconda battuta. Insomma, un avvertimento neanche tanto velato. E sappiamo l’importanza del giudizio di Washington in ogni mossa di Roma.
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Sulle auto alla spina è in corso un grande dibattito a livello internazionale. Gli Usa hanno deciso di passare alle maniere forti per contenere la minaccia cinese: il presidente Joe Biden ha introdotto dazi sulle elettriche di Pechino, un aumento dal 25 al 100 per cento. In altri termini, negli States i prezzi dei veicoli cinesi raddoppieranno: per importarle sarà necessario pagare un dazio pari al prezzo del prodotto. Un intervento a gamba tesa per proteggere l’industria statunitense dalla concorrenza cinese, distorta per una serie di motivi, a partire dai sussidi del governo cinese, dal costo del lavoro nettamente inferiore e le materie prime disponibili a cifre ben più economiche.
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Tra il possibile boomerang per il mercato interno – i veicoli Leapmotor potrebbero stroncare il mercato delle altre auto, a partire dalla Panda elettrica – e il messaggio di Washington, sul dossier elettriche il clima è rovente. Non potrebbe essere altrimenti, considerando le cifre in ballo e le tensioni del mercato. Seguiranno aggiornamenti, ma attenzione a un altro fronte da tenere in considerazione: quello europeo. È tutt’altro che da escludere Bruxelles, alla disperata ricerca di mezzi per favorire l’integralismo green, segua l’esempio degli Usa, introducendo dazi sulle elettriche cinesi. In tal caso, per rendere possibile l’accordo di Stellantis sarebbe necessario produrre i veicoli in Europa. Ma c’è ancora tanto di cui discutere.
Franco Lodige, 17 maggio 2024
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